Assoluzione piena per cinque dipendenti, condanna per truffa per 69 imputati, assolti però dal reato di interruzione di pubblico servizio, non luogo a procedere per due impiegati che sono morti nel frattempo. Il processo d’appello scaturito dall’operazione “Badge sicuro” del 2012 si è concluso con pene ridotte rispetto al giudizio di primo grad, in cui erano stati condannati 76 dipendenti su un organico complessivo di 80 unità. Una prima condanna, quella del gennaio 2016, che aveva sancito uno dei casi più clamorosi di assenteismo nella pubblica amministrazione.
Per settimane le telecamere dei finanzieri avevano controllato l’attività dei dipendenti, immortalandoli in pausa al bar, di fronte alle vetrine dei negozi o intenti a organizzarsi per affidare ad uno la registrazione dei cartellini d’ingresso per gli altri, in maniera che tutti potessero così risultare al lavoro, nella sede di via Ettore Lombardo Pellegrino, in pieno centro, mentre in realtà erano a fare altro.
La corte d’appello, confermando le condanne per truffa per 69 imputati, li ha però assolti però dall’accusa di interruzione di pubblico servizio riducendo quindi le pene, o sospendendole, mentre altri cinque sono stati completamente assolti. Per questi ultimi i reati “non risultano punibili per la particolare tenuità del fatto”.