FINI A MESSINA: “RINNOVATO” RISPETTO A IERI, MA ANCHE A IERI L’ALTRO

 

Svolta è un termine comunemente utilizzato per definire un “cambiamento importante”, un’ “inversione di rotta” e, se gli ultimi diciannove anni di storia politica ci hanno insegnato qualcosa a riguardo, il merito in parte è da ascriversi anche a lui, che di “svolte” ne ha compiute parecchie, tanto da apparire, oggi, assolutamente distante rispetto al punto di partenza.

Nome scelto dai familiari in memoria di un cugino caduto per mano dei partigiani, membro di una famiglia di destra (padre e nonno, entrambi fascisti doc), ma soprattutto delfino di Giorgio Almirante, che mai rinnegò la propria fede ideologica, a suo rischio e pericolo.

Classe 1953, Gianfranco Fini  appare decisamente “rinnovato” rispetto a ieri ma anche a ieri l’altro.

Aspetto composto e di classe come sempre, giacca scura e camicia inamidata, il presidente di Fli prende posto tra i suoi candidati alle imminenti politiche. Il Salone delle Bandiere di Palazzo Zanca è pronto a ricevere il leader di Futuro e Libertà e i suoi più illustri membri, dagli on. Briguglio e Granata al fedelissimo Tranchida (ex assessore regionale della giunta Lombardo). Sembrerebbe tutto in ordine per iniziare l’ incontro con l’elettorato, solo un elemento evidentemente manca … l’elettorato per l’appunto.

Del pigmalione Almirante si diceva che rendesse straripanti le piazze in occasione dei suoi comizi, suscitando ammirazione e stima (ma lasciando poi vuote le urne); stessa osservazione -la prima parte almeno-  valida anche per il presidente Fini, fino a qualche tempo fa. Oggi però qualcosa è cambiato, al punto tale da costringere ad un’errata corrige, riproponendo l’incontro come una conferenza stampa e non più come un confronto con gli elettori. Difatti, quando un signore in là con gli anni cerca di prendere la parola, chiedendogli a quanto ammonti il suo reddito mensile, “l’onorevolissimo presidente” , con un’evidente caduta di stile, accosta il dito indice tra labbra e naso e con fare imperativo esclama:“Tu stai zitto!”. Fortunatamente invece i giornalisti possono parlare ma, ahinoi, le risposte alle domande risultano vaghe, fungendo più che altro da start per lunghi monologhi intrisi di retorica.  Il Fini di ieri, pura ars oratoria, contenuti, fervore e capacità di tener testa a chiunque, sembra dunque solo un pallido ricordo. E, come sappiamo, i ricordi vanno conservati bene, in modo tale da poterli ripescare dal magazzino della memoria, all’occorrenza.

Il Presidente della Camera sottolinea la sua forte indignazione verso il Pdl, con riferimento alle politiche ad personam, mirate al raggiungimento di obiettivi che avrebbero fatto comodo a pochi, pochissimi, il pluriimputato Silvio Berlusconi su tutti. Si scaglia contro la politica economica di Tremonti che da “uomo della Lega, come oggi dimostra sempre più chiaramente di essere, si è occupato solo degli interessi di ciò che è geograficamente localizzato nelle aree a nord del Po” afferma.

Ammette vi sia un fortissimo disorientamento in quell’elettorato di destra (sempre per colpa del fenomeno Pdl) della cui fedeltà però continua a dirsi certo. Si unisce al coro di lamento dei siciliani abbandonati e promette loro un’agenda che annoveri iniziative per risollevare un’Isola che, evidentemente non è stata, sin qui, considerata a sufficienza. Garantisce che non stringerà accordi con l’asse “Bersani-Vendola” al solo scopo di andare contro il Cavaliere, né viceversa scenderà a patti con quella “Pdl-Lega” pur di opporsi alla sinistra.“Si appoggeranno le proposte in linea con la nostra politica e con il nostro programma, come coerentemente si è sempre fatto”, spiega. In merito all’operato dei tecnici, specifica (su sollecito di una domanda postagli) che, ad oggi, Monti ha portato avanti riforme e proposte finalizzate alle politiche sociali, in quantità ben maggiore rispetto a qualunque altro governo di destra. (Mi correggo: ha detto proprio “rispetto a Mussolini!”)

Circa il bipolarismo poi, auspica non la fine di un’era ma una modifica che ricalchi il modello europeo.

A proposito di bipolarismo -non quello politico stavolta- vediamo da dove si è partiti e dove si è arrivati giacchè, come precedentemente scritto, la memoria storica non è un fatto opinabile. 
Come si è tenuto a far notare al Presidente Fini, dalla discesa in campo del Cavaliere i due sono sempre stati alleati “di ferro” (eccetto un periodo di due mesi nel 2007, dopo cui An confluì nel Pdl e Fini ottenne l’incarico di Presidente della Camera, rimanendo in carica oltre il 2010, anno in cui diede vita a Fli). Solo due anni e mezzo fa, l’ex leader di An pare essersi accorto di un dispotismo e una mancanza di democrazia intestina al partito che aveva contribuito a creare. “Ha ragione, ho sbagliato a sciogliere Alleanza Nazionale”, dichiara sommessamente, nonostante l’assenza di un quesito al riguardo.

Democrazia che, a sentire i suoi ex “colonnelli” (Gasparri, La Russa, Storace, ecc…), era del tutto assente anche dopo la svolta di Fiuggi all’interno del neonato soggetto politico ,concepito -pare- proprio per modernizzare la destra in vista dell’imminente sodalizio con Forza Italia.

Berlusconi, dunque, è stato per Fini il salvatore della patria per ben diciassette anni, mentre da un paio rappresenta il male assoluto.Quanto alla nostra bella terra di Sicilia, possiamo star tranquilli perchè Fli è pronto a salvare la barca con tante allettanti proposte. Poi ci si ferma un attimo a pensare e ci si chiede se non fosse proprio Fli ad appoggiare il governatore Lombardo e se, prima ancora a fianco di Cuffaro non ci fosse sempre AN.

Assodato che negli ultimi tredici anni -eccetto qualche brevissima parentesi- da Provenzano (Giuseppe) in poi, la Regione è stata in mano a governatori sostenuti anche dai finiani, si fatica a comprendere come si possa affermare che Fli non solo non sia affatto responsabile di quanto avvenuto finora ma, soprattutto, che la musica sia pronta a cambiare, in virtù delle consuete promesse elettorali che si continuano a snocciolare.

Ci si chiede (e glielo si è chiesto espressamente) che tipo di credibilità si pensa di spendere agli occhi dell’elettorato siciliano, dopo aver appoggiato, nella corsa a Palazzo D’Orleans, Gianfranco Micciché fino a dieci giorni prima delle regionali, salvo poi invitare l’elettorato (via sms!) ad esprimersi in favore di Rosario Crocetta (sostenuto da Pd, Udc, Api e Psi). Per dovere di cronaca, va specificato che, il breve messaggio in oggetto, fuoriuscì dal cilindro dell’on. Granata -come ammesso dallo stesso- in coerenza con il suo pensiero di sempre ed in contrasto con la posizione dell’on. Briguglio.

Venendo infine alle faccende di casa nostra, non manca un accenno agli onorevoli Buzzanca e Nania, che “forse oggi rimpiangono di essere rimasti all’interno del Pdl”, sorride l’on. Fini.
Ma i due sopracitati sono uomini di An e, specie il primo, ha responsabilità concrete (nel bene e nel male) relativamente alla condizione messinese, avendo rivestito il doppio incarico di Presidente della Provincia e Sindaco, oltre che di deputato all’Ars. Limitarsi ad un “sono uomini del Pdl” non suona soddisfacente, volendo dirla tutta.

Insomma: da Almirante a Crocetta, da brillante incantatore di folle che pendevano dalle sue labbra ad oratore “da conferenza stampa”, da leader di un partito di destra da 15,7% (picco toccato nel ’96) all’ irrisorio 1% che viene accreditato oggi a Fli, di svolte Fini ne ha condotte parecchie. Evidentemente non tutte hanno condotto all’esito sperato. (ELEONORA URZI’)

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