Il consigliere, lo stato d’ira e la condanna in Cassazione

Agire in stato d’ira. E’ quel che ha fatto ieri il consigliere comunale di Messina, l’avvocato Giuseppe Trischitta, quando ha contestato- con altri colleghi e colleghe- il C7 a Palazzo Zanca.

Ma se politicamente parlando è fatto noto che ci si faccia prender la mano in certe situazioni, è giusto ripensare a quando lo stesso Trischitta ha invocato in Cassazione – per aver agito in stato d’ira – l’annullamento di una sentenza di condanna in Corte d’appello a Messina per via di storielle di bilanci più o meno farlocchi all’interno del “Condominio peloritano”, con lettere imbucate nelle cassette postali dei condomini e in cui si parlava di “signori che non capiscono niente, gentaglia, malfattori”.

Solo che gli appellati così duramente, i signori Giuseppe Lanza e Salvatore Canzonieri, l’han presa a male, han querelato e vinto. Con l’assistenza dell’avvocato Massimo Rizzo, che non ha chiesto la rifusione delle spese, e così la vittoria è stata…costosa. Per carità. Pena pecuniaria per Trischitta, che così non è più incensurato.

Certo, si è visto respingere il ricorso – l’assistenza è stata di Alessio Pica – per inammissibilità, ha invocato un leso diritto di difesa e la tenuità del reato ma l’ermellino Paolo Micheli gli ha detto no (quinta sezione presieduta da Gennaro Marasca, pg Francesco Salzano). Per gli annali la sentenza è la numero 44387 del 4 giugno 2015. (@G.Pensavalli – @P. Mancuso)

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