Riprende oggi, 27 aprile il processo, davanti alla prima sezione penale del tribunale di Messina, nei confronti di sedici persone coinvolte nelle due tranche dell’operazione “Copil” che, tra febbraio e maggio del 2015, portò all’emissione di dieci provvedimenti cautelari, per la presunta compravendita di un minore romeno da parte di una coppia di coniugi di Castell’Umberto, ma residente al tempo in Canton Ticino.
Una vicenda complessa perché alcuni degli imputati risultano anche come parte lesa.
Accogliendo la richiesta dei pm Maria Pellegrino e Liliana Todaro, sostituti procuratori della Dda di Messina, il Gup Tiziana Leanza, a marzo dello scorso anno, aveva rinviato a giudizio: Calogero Conti Nibali, la moglie Lorella Conti Nibali (la coppia al centro della vicenda); quindi Bianca Capillo e Ugo Ciampi, di Messina; Aldo Galati Rando, di Tortorici; Silvana Genovese e Nadia Gibbin, di Messina; Vincenzo Nibali, di Castell’Umberto; Maurizio Lucà, Tindaro Calderone, Pietro Sparacino, Sebastiano Russo, tutti di Messina; Placido Villari, di Rometta; Franco Galati Rando, di Tortorici; Vito Calianno, di Fasano (Brindisi) e la romena Julieta Radulescu. A conclusione delle indagini preliminari era stato fatto ” cadere” il reato più grave inizialmente contestato, la riduzione in schiavitù, mentre rimasero in piedi altre accuse.
I coniugi Conti Nibali, genitori di una ragazza maggiorenne, avrebbero sborsato 35.000 euro per avere in adozione il figlio di 6 anni della messinese Nadia Gibbin, contattata attraverso gli intermediari, che, però, sparì nel nulla, insieme al figlioletto, dopo avere intascato i soldi. Era il 2012 e, da qui, la ricerca della donna attraverso gli intermediari che operavano tra Castell’Umberto, Tortorici e Messina ( imputato anche un loro parente, l’umbertino Vincenzo Nibali. Secondo l’accusa, inoltre, Lorella Maria Conti Nibali si sarebbe rivolta alla Capillo per ottenere un falso atto di nascita, datato 18 gennaio 2008, a nome del piccolo Carmelo Luca Conti Nibali e per il quale era stato organizzato un finto funerale per chiudere la vicenda con una cremazione del minore, nella realtà però mai nato.
La mattina del 10 gennaio 2015 i carabinieri, impegnati sulle montagne di Tortorici per altra indagine, casualmente, intercettarono la Capillo che raccontava alla Conti Nibali di avere provveduto a farsi redigere un falso certificato di malattia terminale e poi di morte e che avrebbe provveduto lei stessa a Messina a far tutto, compresa l’ urna funeraria e il carro funebre, Ma in quella fase entrarono in azione gli altri personaggi, coinvolti nella prima tranche della “Copil”, di Castell’Umberto e Tortorici, incaricati dai Conti Nibali di recuperare i soldi per acquistare il bimbo. Un altro tentativo di “acquisto” di un bambino, che sfociò nella prima tranche del blitz, fu indirizzato a Timisoara (Romania), sempre attraverso imediatori di Castell’Umberto (Nibali), Tortorici (Galati Rando) e Fasano (Calianno), trovando la disponibilità di una madre che cedette il proprio figlio di 8 anni in cambio di denaro.
Ma lo scambio fu interrotto, il 24 febbraio 2015, dai carabinieri del Nucleo Investigativo, agli imbarcaderi privati di Messina con gli arresti della prima fase dell’operazione. (@G.Pensavalli)