di Palmira Mancuso – “Non è compito di Msf la sorveglianza delle acque internazionali o l’investigazione sulle reti di trafficanti. Siamo dottori, non agenti di polizia, e la nostra presenza nel Mediterraneo è finalizzata esclusivamente al salvataggio di vite umane.” E’ chiaro il messaggio delle Ong Medici Senza Frontiere ed Sos Mediterranee che oggi, attraverso i propri rappresentanti, hanno risposto pubblicamente alle accuse mosse dal procuratore di Catania e amplificate dalla stampa e da diversi politici che di fatto stanno gettando ombre sulle operazioni umanitarie svolte in questi anni.
“Non abbiamo ricevuto nessuna richiesta ufficiale dalle autorità italiane in merito alle accuse mosse – ha ribadito Sophie Bau vice presidente di SOS MEDITERRANEE France – ma siamo comunque pronti a rispondere, perchè agiamo nella massima trasparenza. Il numero delle Ong aumenta in base alla stagionalità, ma i mezzi non sono comunque sufficienti al numero di imbarcazioni da soccorrere. Di questo bisognerebbe parlare, non di accuse infondate. Noi ci occupiamo di salvare vite, e continueremo a farlo” .
Ai giornalisti a bordo della nave Aquarius, che fa base nel porto di Catania, i vertici delle due organizzazioni non governative hanno spiegato punto per punto la loro azione, sottolineando che la gestione dei soccorsi è “sotto lo stretto coordinamento del Centro di Coordinamento dei Soccorsi della Guardia Costiera italiana e sono le autorità italiane a indicare il porto sicuro di destinazione”.
All’incontro con i giornalisti hanno preso la parola anche il medico irlandese Conor Kenny, dottore di bordo, che ha spiegato come “nella clinica di Msf si riscontrano vittime di torture, abusi sessuali, emergenze come l’ipotermia o le ustioni provocate dagli idrocarburi durante la traversata sul gommone”. A parlare anche Nicola Stalla, del Sar Team di Sos Mediterranee, che ha chiarito come le navi di soccorso di Msf non ricevono chiamate di sos dai trafficanti. “Se un barcone in difficoltà è avvistato da una delle nostre navi, noi informiamo innanzitutto la Guardia Costiera Italiana, che assume da quel momento il coordinamento del soccorso. Inoltre, ogni volta che soccorriamo un gommone ci occupiamo noi stessi di affondarlo, in modo che non possa venire riutilizzato. E nel caso dei barconi di legno li segnaliamo alle navi militari che poi si occupano della loro distruzione”.
Tra i responsabili delle Ong, la messinese Valeria Calandra, presidente di Sos Mediterranee Italia, che abbiamo ascoltato in diretta subito dopo la conferenza stampa: