Diciamo subito, a scanso di equivoci, che ci auguriamo che nessuno risponda alla manifestazione di interesse pubbicata oggi sul sito dell’Ente teatro Vittorio Emanuele dove, come annunciato dal commissario Jervolino, è stato pubblicato l’avviso Pubblico Manifestazione di interesse a Titolo Gratuito per Direttore Artistico sezione Musica, Direttore Artistico sezione Prosa, Esperto sezione Danza ed Esperto sezione Arti Visive.
Se possiamo comprendere le logiche politiche di cambi al vertice o di esonero dai ruoli di direzione artistica, di certo considerare di dover risparmiare sminuendo la figura e la responsabiiltà di chi è chiamato ad immaginare e creare cartelloni di prosa, musica e danza, che sono l’identità cuturale del più importante teatro cittadino, è una sconfitta per tutti.
Tra l’altro costituirebbe un precedente da cui il mondo intellettuale, e in generale chi crede e si spende per dimostrare che “di cultura si vive”, deve prendere le distanze.
La “gratuità” è certo una scelta che grandi personaggi possono fare, sposando un progetto o un’idea (pensiamo ad un grande attore che rinuncia al cachè per aiutare un giovane regista, o a un personaggio di alto profilo che vuole sostenere, in maniera puntuale e limitata nel tempo, un evento o un’associazione); ma cosa vuol dire proporre un ruolo chiave, affidare una grande responsabilità “a titolo gratuito”?
La normativa italiana prevede tra l’altro che il direttore artistico “ha l’obbligo di un corrisposto mensile pari alla sua corrispettiva attività in termini di mandato e ore ed ha diritto a privilegi quali: telefono aziendale, benefit, rimborsi per chilometraggi, sconti e buoni pasto, pass per eventi e location”.
E mentre in Europa si promuovono «adeguate politiche in campo sociale, fiscale, culturale ed educativo, per dare alle arti e alla creatività il posto che meritano», questo bando segna il declino del primo ente culturale cittadino. (@Pal.Ma)