Nuovo Anno Giudiziario, tra polemiche e curiosità

di Gianfranco Pensavalli – Era prevista a Messina una scoppiettante inaugurazione dell’Anno giudiziario ma, sinceramente, un simile “spettacolo” era inimmaginabile. Il piatto forte? La protesta di magistrati e avvocati che hanno lasciato l’aula, al momento dell’intervento del delegato del Ministero della Giustizia Santi Consolo. Una protesta che è stata poi “condivisa” dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana Giovanni Ardizzone, che è un avvocato con discreta militanza.
“Il grado di civiltà di un Paese – ha detto Ardizzone – si misura anche dall’efficacia e dalla tempestività con le quali lo Stato riesce a dare una risposta nel campo della giustizia. Quando purtroppo, invece, a causa della carenza di organico dei magistrati e dell’inadeguatezza delle strutture, questa risposta arriva dopo diversi anni o addirittura non arriva, la certezza del diritto viene messa in discussione, aumentando così la diffidenza del cittadino nei confronti dello Stato. In più occasioni – continua – abbiamo evidenziato i diversi problemi della giustizia nel distretto di Messina, anche personalmente al ministro, che purtroppo ha mostrato una preconcetta avversità alla risoluzione”. Dunque, sotto accusa è quel ministro Orlando che gioca con più mazzi di carte, è venuto tre volte a Messina e si è rifiutato di incontrare i giornalisti sul PalaGiustizia bis.
A proposito, dopo l’annunzio ad effetto accorintiano di “tavolo e firma” il 9 febbraio ci ha pensato lo stesso presidente della Corte d’Appello Michele Galluccio a manifestare i tantissimi dubbi: “Se non vedo non ci credo”. Con Accorinti nei soliti abiti fuori cerimonia che, stizzito, lasciava Palazzo Piacentini proprio mentre parlava il procuratore generale facente funzione Salvatore Scaramuzza.
Ufficialmente perché doveva partecipare alla manifestazione contro l’ipotesi di sfiducia. Ma tant’è.
Di interventi polemici se ne sono registrati tantissimi fino alle 13,05 quando lo stesso Galluccio- a sala semideserta- ha dichiarato aperto l’Anno Giudiziario 2017 in quella Corte d’appello che è a rischio. Durissima ANM ed era prevedibile.
La ciliegina sulla torta è stata la dichiarazione di guerra della Camera Penale Erasmo da Rotterdam , con il suo presidente Filippo Mangiapane, che ha mandato in tilt l’asse “istituzionale magistrati-Ordine. Ha ricordato quel 70% di patrocinii gratuiti e difese d’ufficio, con i giovani avvocati definiti i nuovi poveri. E giù accuse alla troppa “funzione sociale” dell’Ordine, contro il contributo di opinamento per il parere di congruità del recupero del credito del difensore d’ufficio.
“A noi interessa l’avvocato dignitoso e non il collega nel Consiglio Giudiziario che si occupa delle carriere giudiziarie. Tutto ciò ci interessa molto di più del red carpet alla Cannes!”.
Ma c’è un’accusa plateale al Tribunale di Sorveglianza accusato di eccessiva severità nelle misure alternative. E alla Corte d’Appello per camerali per le prescrizioni con la presenza anche degli avvocati e non dei soli giudici. E che dire che il protocollo delle udienze non funziona ( il cronista ne ha scritto qualche giorno fa, notificando a Corte d’Appello e Seconda sezione penale, ndr).
Altra accusa è ai magistrati non togati per i ritardi in apertura d’udienza e il pensiero corre subito a ” Lady Godiva”.
Affondo pure sul carcere di Gazzi dove “non stanno proprio bene”. Pesantissimo l’affondo contro l’Ordine che gestisce 1,2 milioni e utilizza un non patrocinante in Cassazione per un “convegno sul giudizio di legittimità”. Ma pecca in tanto altro.
Intervento che spacca ma segnale preciso: ascoltate la piazza.
Qualche nota di colore. Il presidente del Tribunale Totaro non ha trovato posto nell’aula – troppi inviti- ed andato via dopo pochi minuti. Il prefetto Ferrandino non se l’è filata nessuno prima di accedere all’aula dopo ” onori e presentat’arm” perché gli addetti erano troppo presi dalle verifiche di posti e titolati. Diverse pesi e diverse misure nell’accogliere civili e militari ( tipo il comandante del 24° Reggimento artiglieria Peloritani, colonnello Maurizio Greco Colonna).
Giuasto segnalare, invece, l’eccellente “prestazione” degli Agenti di Polizia penitenziaria e non solo perché il capo del Dap era scortato. Plotone al comando del capitano Macrì, comandante della Compagnia di Sant’Agata di Militello, con il maggiore Emanuela Rocca e il collega Leoncini in “regia di comando”.
Curiosità: il più alto in grado era il generale di Divisione della Guardia di Finanza, Ignazio Gibilaro, attuale Comandante Regione Sicilia. In assenza del comandante del Culqualber, l’altra “greca” era quello del generale di brigata Angius, comandante della Brigata Aosta. Tra i civili spiccava l’ex presidente della Corte Costituzionale ed ex rettore di Messina, Gaetano Silvestri.

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