Vale 100 milioni di euro il business illegale che ha avvelenato i Nebrodi. E’ quanto saltato fuori con l’operazione denominata Gamma- Interferon, a firma del commissariato di Polizia di Sant’Agata di Militello.
Non c’entra la mafia, solo due gruppi che si interfacciano tra Tortorici e Cesarò, con puntate a Locri – l’asse oricense con quell’area reggina è sempre più solido- e persino ad Avellino. Complicità di medici veterinari, istituzioni locali, macellai. E con quell’IVOMEC, di cui il cronista ha spesso scritto di recente, che è un affare romeno che transita da porti della ex Jugoslavia. Hanno ucciso i Nebrodi, provocando di tutto per guadagnare tanti soldi.
I controlli? Smascherati dopo un anno e mezzo di indagini indipendenti, grazie a superpoliziotti esperti.
Ufficialmente non c’entra l’attentato a Pietro Antoci ma il vice questore aggiunto Daniele Manganaro oggi ha spiegato tantissime altre cose. Che inducono a riflettere e invitano a non rischiare: dunque, niente formaggi, carni, insaccati, suino nero e altro targato Nebrodi. Danni d’immagine per miliardi. In compenso, un veterinario ha incassato 70.000 euro di bonus in un sol anno.
Agli indagati- in tutto 50 – viene contestata l’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di un numero elevato di reati tra cui: furto, ricettazione, maltrattamento e uccisione di animali, commercio di sostanze alimentari nocive, nonché truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, abuso d’ufficio, falso, omissione in atti d’ufficio e favoreggiamento.
I provvedimenti emessi sono due custodie cautelari in carcere, nove arresti domiciliari, 18 obblighi di dimora, un divieto di dimora e tre sospensioni dall’esercizio di pubblico ufficio. Ma occorre aggiungere che tra gli indagati ci sono il sindaco di Floresta, il responsabile dell’Ufficio Territoriale della Polizia di Stato di Tortorici e il comandante dei Vigili Urbani di Alcara Li Fusi.
Con l’operazione “Gamma Interferon” i poliziotti del Commissariato di Sant’Agata Militello e della Squadra mobile di Messina, hanno fatto emergere il coinvolgimento di allevatori e macellai, affiancati da medici veterinari in servizio presso l’ASP di Sant’Agata Militello, ciascuno con un preciso ruolo nell’organizzazione che aveva creato una filiera illegale e clandestina delle carni.
C’era chi si occupava di reperire la materia prima attraverso furti e caccia di frodo all’interno del Parco dei Nebrodi. Si passava poi alla macellazione clandestina senza alcun controllo e rispetto di norme igienico-sanitarie; la carne così ottenuta finiva nelle macellerie a scapito dei consumatori ignari di ciò che compravano.
L’organizzazione che aveva la conoscenza e il controllo dello del vasto territorio, utilizzava auto apripista per il trasferimento degli animali al fine di evitare i controlli da parte delle Forze dell’ordine.
Il giro della carne clandestina era gestito da due gruppi i Borgia di Militello Rosmarino e i Gioitta di Alcara Li Fusi- che convivevano sul territorio senza scontrarsi, muovendosi in maniera autonoma; il primo gruppo si muoveva nella zona di Tortorici, il secondo in quella di Cesarò.
Il primo gruppo, rispetto al secondo, aveva però l’appoggio dei veterinari dell’Asp di S.Agata Militello che consentivano la “legalizzazione”, sulla carta, della carne, con falsa documentazione e apposizione di marchi identificativi sugli animali oggetto di furto.
Dalle indagini sono emersi anche episodi in cui la presenza di capi non identificati o infetti non è stata registrata. Così come non è stata registrata la presenza di importanti quantitativi di farmaci irregolari e illegali da somministrare agli animali. (@G.Pensavalli)