Mettono i puntini sulle i gli avvocati difensori dei fratelli Franza, Alberto Gullino, Giorgio Perroni e Giovanni Cambria, che in una nota alla stampa commentano la sentenza di condanna emessa ieri dal Tribunale, annunciando di proporre appello e sottolineando che non vi sono nemmeno creditori costituiti parte civile, poichè già risarciti con un concordato fallimentare.
“La difesa dell’ing. Vincenzo Franza e del dr. Pietro Franza, nella veste di ex amministratori della F.C. Messina Calcio – si legge nella nota – rappresenta che a fronte della contestazione di ben 12 capi d’imputazione a 7 imputati, si siano registrate assoluzioni per 4 imputati ed 8 capi d’imputazione, residuando la condanna per 4 capi d’imputazione afferenti a restituzioni o al pagamento di somme effettivamente dovute, ma compiute in violazione della c.d par condicio con gli altri creditori o in violazione della normativa sulle restituzioni dei crediti ai soci.
E’ chiaro, dunque, che, pur non potendo certo dirci soddisfatti di una sentenza di condanna, e nell’attesa di conoscerne le motivazioni, non possiamo fare a meno di evidenziare, senza alcuna presunzione, che già dalla lettura del dispositivo non è azzardato concludere che l’impianto generale dell’Accusa non ha retto al vaglio dibattimentale.
Basti pensare che per l’accusa su cui si reggeva l’intero costrutto accusatorio, relativa alla operazione di cessione di marchi dalla società Messina Calcio alla consorella Mondo Messina, è stata pronunciata assoluzione perchè il fatto non sussiste, sicchè ci appare – allo stato – difficile comprendere come sia possibile ritenere insussistente il reato nella operazione finanziaria principale e ritenerlo invece sussistente nell’operazione ad essa accessoria e strumentale.
Operazioni che, nel loro complesso non hanno comunque comportato alcuna conseguenza economica, anche a seguito dell’ integrale soddisfacimento dei creditori avvenuto a suo tempo in sede di concordato fallimentare, tanto è vero che non si è registrata alcuna costituzione di parte civile.
Confidiamo, pertanto, di potere ottenere in sede di appello il pieno riconoscimento della liceità dell’operato dei nostri assistiti anche in ordine alle residuali condotte per cui hanno riportato condanna”.
(foto Enrico Di Giacomo)