di Gianfranco Pensavalli – La storia che vi raccontiamo parla di quella che ormai è diventata una prassi, corroborata da paura, omertà e ambizione accecante. E’ notizia di questi ultimi giorni che gli Uffici centrali della FIGC hanno aperto l’ennesima inchiesta finalizzata a tracciare una sorta di mappa dove individuare le società che si sono macchiate di questo abominio, in modo da mettere in guardia i genitori ed i giovani calciatori dall’aver rapporti con le stesse.
Inchiesta avviata da un servizio apparso proprio su messinaora dopo la denunzia di un giocatore sardo in forza alla Berretti, Ale Falchi, figlio di un allenatore professionista. Accuse circostanziate che han portato alla scoperta di una società che opera in service con l’ACR Messina e che, pensa te, è presieduta da un socio minoritario che fa il bello e cattivo tempo. Salta fuori un esborso da 5000 euro a fronte di servizi non resi e condizioni di vita inaccettabili per un minorenne.
Giusto dire che basterebbe il buon senso per evitare di dare soldi a chicchessia sperando di realizzare un sogno che si dovrebbe basare solo su qualità pedatorie. Vero, e soprattutto: perché uno che merita di giocare avrebbe bisogno di pagare? E se qualcuno non può pagare, è giusto che si veda chiuse le porte? E’ il caso di Ale Falchi, tesserato a fine agosto per la Berretti del Messina.
La formula è quella del “tutto compreso”. Quella per la quale basta una elargizione di denaro per pensare di aver fatto un buon investimento. Premesso che il responsabile delle giovanili del Messina Buttò si è dimesso dopo l’uscita della notizia, è evidente che ci si trova di fronte a corrotti e corruttori ma quando è troppo è troppo.
Il genitore di turno- il papà di Ale Falchi- ha denunciato alle autorità competenti l’accaduto, il cronista ha fatto il resto. Intendiamo: autorità calcistiche per Falchi, un pm per chi verga queste note. Non ci sono molti precedenti in Italia per via di un’omertà che neppure negli ambienti mafiosi (oddio, a Messina c’è un vice presidente ai domiciliari, ndr) .
Stavolta il genitore di turno ha richiamato a casa il proprio figliolo, e non in silenzio. Silenzio fatto spesso di sporcizia. Sì, il mondo pallonaro è tanto grande quanto piccolo, ed è sempre meglio non farsi nemici. Un atteggiamento frutto della paura, certamente, che però infetta un ambiente ormai saturo.
Facciamola breve. I dirigenti oramai si sono fatti furbi ed evitano (almeno quelli “intelligenti”) di incassare brevi manu la più classica delle “mazzette”. Ma quindi, come fare? Come possono spillarvi quello che vogliono? La soluzione si chiama “vitto ed alloggio”, due paroline magiche che oggi hanno più efficacia di apriti sesamo.
Il dirigente, accompagnato dai suoi fidati amici (spesso sedicenti procuratori senza alcun titolo o furbi osservatori dall’occhio lungo e dalla tasca larga, oggetto di un’altra puntata di questa rubrica), comunica quanto la sua società punti sul ragazzo, quanto al mister serva proprio un giocatore come lui e la visibilità che gli verrà data in quel glorioso club che è l’ACR Messina. Contratto firmato con un service e non direttamente con la società.
Ah, impensabile che l’Ufficio Stampa si sporchi le mani: lavora senza prendere un euro.
Il vostro cuore pulserà d’orgoglio. Tutto è fatto e tutto è deciso, già lo immaginate sui rotocalchi avvinghiato alla starlette e con il Pallone d’Oro in mano.
Ma c’è un “ma”, rappresentato da vitto e alloggio. Eh sì, perché saremo pure di fronte al nuovo Maldini o al nuovo Inzaghi, ma la società non ha la possibilità di sobbarcarsi le spese per mantenere il ragazzo fuori dalla sua sede di residenza. Di colpo la starlette diventa grassa, pallone e scarpa (d’oro o di plastica) dovrete pagarli voi.
A questo punto, sentendo chiaro nelle orecchie lo scricchiolio del cuore di vostro figlio chiederete lumi sul funzionamento di questi fantomatici vitto e alloggio. Voi che siete persone per bene inizierete a pensare a contratti di locazione, a volture delle bollette e altre seccature: un bell’impiccio, ma se è da fare… La premiata ditta che ha architettato tutto ha già pensato a tutto: il contratto (sempre che esista) è a nome della società, quindi a voi non resta che pagare, in nero e brevi manu, la cifra concordata.
Fortunati eh? Pensano a tutto loro. Ed il mangiare? Ci sarà la mensa? Macché… Quale trattamento migliore di un dirigente che una volta a settimana va a far la spesa per le intere camerate. E non importa mica se con quello che pagate vostra moglie cucinerebbe leccornie a base di carne e pesce fresco. Meglio fettine impanate e scatolette di tonno, e poi largo alla fantasia. D’altronde, si dirà, qualora il ragazzo non sfondasse nel calcio potrebbe diventare un grande chef.
Le cifre
Cambiano a seconda di quanto sia davvero abile il ragazzo, in base al prestigio della società e alla venalità del dirigente di turno. Esempi? Le società più “virtuose” viaggiano su cifre abbastanza abbordabili – pur ribadendo il malaffare conclamato – intorno ai 300-400 euro mensili, ma si arriva anche a range tra i 750 e i 1000 euro in qualche società di “alta” Lega Pro, fino ai 1.500 euro salendo di categoria, in Serie B o Serie A.
I casi di cronaca ci hanno poi insegnato che esiste anche un altro metodo (dire “trucchetto” suona brutto), spesso e più facilmente utilizzato anche nelle varie categorie dilettantistiche: lo sponsor. Banale quanto di successo.
Magari siete proprietari di una fabbrichetta, di un’aziendina, di un negozietto, anche di una baracca, ma certamente il vostro commercialista vi dirà che potete sponsorizzare vostro figlio… ehm, scusate, la squadra dove gioca vostro figlio. Che volete che sia un bel logo stampato sul petto della maglia da gioco del vostro ometto? Una super soddisfazione che, a seconda della categoria, può valere (e costarvi) dai 5000 ai 250000 euro.
E se per caso siete dipendenti pubblici o liberi professionisti e non potete sponsorizzare? Beh, allora scommettiamo che qualche risparmio da parte lo avete, tanto all’università vostro figlio non andrà, lui farà il calciatore grazie a questa chance che gli state comprando.
E state pur certi che se avete avuto la (s)fortuna di incappare in un dirigente di tal fatta e vi siete dimostrati puntuali e disponibili pagatori, certamente vi potrà arrivare, come nei migliori programmi TV, il super premio, di colore azzurro. Sì, quello della Nazionale. Perché, si sa, spesso il pesce puzza dalla testa e il marcio c’è nelle squadre di club come ai piani alti, altissimi.
Anche in questo caso, il tariffario è chiaro: Nazionali dilettanti attorno ai 2.500 euro, mentre quelle professionistiche (non si conoscono di casi che vadano oltre l’Under 17) vanno dai 10.000 ai 50.000 euro. Chiaro che se la convocazione non sarà per uno stage, bensì per un torneo, l’importo salirà ai massimi.
Detto tutto ciò, cari genitori avete ragione, non è (solo) colpa vostra. Siete voi le vittime del Sistema. Ed allora perché sembra che vi si stia accusando? Perché voi siete i carnefici di voi stessi e del futuro dei vostri figli. Avete (forse) ragione quando dite che “ormai funziona cosi ovunque” e che, come vi dicono i dirigenti “nel calcio non ci sono più i soldi di una volta ed anche le società devono sapersi arrangiare”. Tutto, tristemente, vero.
Però, c’è un però.
Non è vero che “ovunque” funziona cosi, non è affatto vero. Esistono tante società, dall’Eccellenza alla Serie A, che lavorano in modo scrupoloso e serio, professionale e con reale attività di scouting.
Probabilmente, semplicemente vostro figlio non è all’altezza di quel livello dove vorreste vederlo e dove vi propongono di farlo giocare dietro lauto pagamento. Voi, cari genitori che siete sempre informati su tutto, lo sapete perfettamente quali sono le persone serie e quelle truffaldine.
E allora prendete atto della realtà, non travestitevi da agnelli lamentandovi di avere perso decine di migliaia di euro e invocando (senza volere però “mettere in mezzo giornalisti e avvocati”) battaglie da fare combattere ad altri senza sporcarvi le mani. Abbiate il coraggio di relazionarvi solo con operatori (procuratori, osservatori, dirigenti) seri ed affidabili che lavorino nel modo corretto, abbandonando sogni (spesso più vostri che dei vostri ragazzi) a pagamento ricambiati con topaie e umiliazioni, sul campo e fuori.
La colpa è di chi si piega al Sistema e non lo combatte, pur avendone i mezzi, non di chi delinque e può essere sconfitto solo da chi tiene alta la testa. Solo così si potranno avere un calcio pulito e, soprattutto, uomini (non calciatori) veri. Operatori furbetti, società conniventi, dirigenti banditi produrranno figli falliti. E comunque, sicuramente, non calciatori.