In un’Aula Magna gremita, alla presenza dei sindaci dei comuni del Messinese e di un Renato Accorinti armato di fascia blu e t-shirt Free Tibet, il Premier ha messo la sua sigla sul patto attraverso cui sono finanziati diversi progetti per il nostro territorio (alcuni dei quali rivendicati su Facebook dall’ex city manager del comune di Messina, Gianfranco Scoglio, che ne sottolinea la propria paternità).
Interventi di mitigazione delle vulnerabilità dell’acquedotto FIUMEFREDDO – Interventi sui versanti; – aspetto circa il quale l’ex sindaco di Firenze ha affermato: “E’ un punto a cui tengo moltissimo questo”-.
Comune di Messina: Riqualificazione ambientale e risanamento igienico-sanitario dell’alveo del torrente Cataratti-Bisconte e opere varie;
Comune di Messina: Sistemazione idraulica del torrente Annunziata e ricostruzione dell’alveo dissestato;
Comune di Messina: Realizzazione di un centro servizi e parco urbano di ricucitura tra la Real Cittadella ed il Porto Storico.
Ecco le prime voci inserite nel Patto che prevede progetti legati a “Mitigazione del rischio Alluvione con opere di sistemazione in alveo e dei sistemi arginali dei torrenti Larderia, Papardo, Salemi-Gesso, Ortoliuzzo, Ponte Schiavo a salvaguardia della popolazione e del tessuto economico”: valore complessivo di € 47.888.207,30, la Regione Siciliana prende atto che a questo dà copertura per l’importo di € 7.943.119,02 il “Patto per lo sviluppo della Città Metropolitana di Messina”.
Nel documento si legge ancora:”La rimanente parte, ritenuta compatibile con i progetti strategici di intervento a tutela del territorio, verrà ammessa a finanziamento secondo l’ordine di priorità della banca-dati RENDIS.
Comune di Messina: Lavori urgenti di salpamento e rifioritura delle barriere frangiflutti esistenti lungo il litorale Ionico del Comune di Messina;
Comune di Messina: Lavori urgenti di salpamento e rifioritura delle barriere frangiflutti esistenti lungo il litorale Tirrenico del Comune di Messina.
La Regione Siciliana chiarisce che i progetti detti sono inclusi nel “Patto per lo sviluppo della Regione Siciliana” e possono pertanto essere espunti dal “Patto per lo sviluppo della Città Metropolitana di Messina”.
Con riferimento al progetto: “Comune di Messina: Realizzazione di una piastra logistico-distributiva nell’area S.Filippo/Tremestieri Messina”, il Comune di Messina ha sottoposto in data 14/10/2016 apposita istanza di inclusione nell’approvando “Piano Regionale dei Trasporti”.
Una volta arrivato al Palacultura, dopo aver lasciato in fretta e furia l’Università, Renzi si è dedicato al suo pubblico senza lesinare battute, ironie e punzecchiature ad hoc, esibendosi in uno one man show senza contraddittorio né confronto. Ma la platea (di una sala stracolma) voleva di più: delle risposte. Dal ponte alle pensioni, fino alla riforma portuale. Ma non su tutto il capo del governo ha ritenuto di doversi soffermare e sul futuro dell’AP si è limitato ad un: “Autorità portuale? La lascio ai parlamentari del posto. Ne risponderanno loro”. Quindi, al di là del fatto che da lunedì toccherà telefonare a tutti i democrat eletti in Parlamento e all’Ars per farsi dare quelle spiegazioni cui il Presidente del Consiglio si è sottratto, tanto per dovere di cronaca, un breve punto su quanto detto dal palco del PalaAntonello va fatto.
Il debutto è avvenuto sul tema del G7 che, l’ex amministratore fiorentino ha narrato d’aver fortemente voluto si ambientasse a Taormina dopo aver originariamente scelto la sua città d’origine. Il comune Jonico batte la città degli Uffizi, dopo che “Un leader europeo ha parlato della Sicilia come solo terra di mafia”. Eh no, non gli è andato giù, quindi la decisione di spostare tutto qui nel messinese. “Perchè con la mafia non si scherza”; prosegue giustamente il premier. “C’è un Matteo che mi toglie il sonno e no, non è Salvini”, prosegue, “ma Matteo Messina Denaro. E non mi farà dormire finché non sarà affidato alle patrie galere”. E vai di applauso.
Uno straordinario panegirico della nostra Isola che era già “Patria di cultura quando altri erano ancora nei pascoli”. Una risorsa per l’intera questione Europa, quella nei cui palazzi istituzionali Renzi batte i pugni, perché questa Comunità prende tanto e restituisce poco; perché ci lascia soli a contrastare il fenomeno dell’immigrazione; perché è iniqua e spesso chiusa alla comprensione. Perchè non piace.
Ma adesso la musica è diversa e lo sarà ancora finché a rappresentare il Paese ci sarà lui… così dice. Nel frattempo tira fuori le foto delle donne che ha portato al suo seguito nel viaggio in Usa: eccellenze italiane. Eccellenze e donne. Altro applauso fragoroso (ma esser donna non è un merito o un vanto. Perchè sia chiaro). Cosa c’entra con il referendum tutto questo? Nulla. Ma come scalda pubblico non è male.
“Il referendum è il punto di partenza perché l’Italia possa tornare a correre”. Una riforma, quella costituzionale rincorsa da tutti sempre e oggi osteggiata dai suoi detrattori, per il semplice gusto di andargli contro. Almeno la presenta in questo modo il premier che non manca di sfottere un po’ le vecchie guardie che, attraverso la propria campagna per il No cercherebbero un riscatto di visibilità. Non ci gira attorno granchè e il nome di D’Alema lo fa senza tergiversare. Il Massimo dell’accordo con Berlusconi. Così lo descrive ed esplode un’ ulteriore claque, quella di un pubblico che forse si è perso la notizia del patto del Nazareno.
“Non stiamo attaccando la democrazia ma la burocrazia”, prosegue Renzi, il promotore di una riforma che, tanto per fare un esempio di semplificazione, cambia l’articolo 70 modificandone il corpus che oggi conta 9 parole in tutto e che dopo il 5 dicembre rischiano di diventare 470. Semplificare? Bè non tutti sono d’accordo. Per usare lerecenti parole pronunciate dal pm Nino Di Matteo: “L’iter di formazione delle leggi semmai viene complicato e si crea un clima di perenne conflitto d’attribuzione tra i poteri dello Stato”. Non manca una steccata al vicepresidente della Camera che confonde il dittatore del Cile con quello del Venezuela, tanto per non dimenticare che esiste un nemico reale e che si chiama M5S. Ma anche questo, che c’entra col referendum? Nulla. Eppure il monologo incede, interrotto solo da qualche commento a voce alta che arriva dalla sala che vuol sapere, è ingorda di informazioni sulle tasse, sulle pensioni, sul ponte sullo Stretto. “Ora ci arriviamo”, ripete di continuo, sollecitato dall’insistenza di alcuni presenti. “Sul Ponte vale quello che ho sempre sostenuto:
“Noi siamo pronti ma ci sono delle priorità”.
E la riforma portuale? E le pensioni? E questo? E quello? “Siamo alle domande a piacere?”, ironizza chiedendosi però cosa c’entri tutto ciò col referendum. “Noi siamo qui per parlare di questo quesito!”. Come dire che, quando non conviene, l’escamotage si trova facile: semplicemente si è fuori tema e allora non vale la pena di soffermarsi. Non mancheranno occasioni. Davvero? E quando? Come? Nessun contraddittorio, nessuno spazio per le domande o per le interviste. La stampa stia lontana che più lontana non si può. Ma almeno una grande verità in mezzo ad una serie di frasone d’effetto e di inesattezze che nessuno si è azzardato a contestare, il presidente del consiglio la dice: “Non fatevi fregare. Studiate il quesito”. E tutti non possiamo che condividere questa considerazione e rilanciarla forte e chiara: “NON FATEVI FREGARE. STUDIATE IL QUESITO”.
@EleonoraUrzìMondo @EleonoraCurrò