La cultura messinese si trova allo stallo dopo la scelta da parte dei sindacati di presidiare il teatro Vittorio Emanuele. A detta di Osvaldo Smiroldo (SA.DI.R.S.) e Giuseppe di Guardo (SLC – CGIL), la scelta è stata dettata dall’attesa di un segnale da parte del nuovo commissario del Consiglio dell’Ente designato dalla regione, avv. Fulvio Cintioli, un nome senza volto, poiché non ha mai intrecciato alcuna forma di dialogo con chi invece rappresenta la cultura messinese da anni.
Davanti a disagi e silenzi incomprensibili, giorno 23 ottobre l’Assemblea ordinaria si è trasformata in presidio permanente, volto a non interrompersi prima di un cambiamento evidente della situazione. Tale presidio non ha la funzione, però, di ostacolare i progetti culturali, che hanno continuato a fare il loro corso, segno, questo, di un interesse anche etico di una struttura – simbolo della città.
Secondo i due sindacalisti, la situazione teatrale potrebbe essere risanata attraverso un progetto costituito da due punti fondamentali: l’equiparazione del personale agli organici regionali, questione ancora molto discussa, e la formulazione di una pianta organica, che possa contenere anche artisti, tecnici e orchestrali, non compresi nei 64 dipendenti che ci sono attualmente in organico.
I problemi che il teatro sta vivendo sono evidenti a tutti coloro che lavorano da anni con passione e dedizione. La lucidità di chi oggi protesta non è ben chiara, invece, a chi siede nelle poltrone senza muovere un dito.
Dal momento che il CDA ha bloccato il bilancio 2010-2011, da Aprile la situazione è diventata insostenibile. Basti pensare al fatto che gli orchestrali hanno ricevuto il pagamento di 20 giorni lavorativi su 40 svolti dal primo Gennaio sino ad oggi, ragion per cui non possono neanche usufruire del decreto legge del 2005 che ha stabilito che il 20% del finanziamento annuale sia destinato alla stabilizzazione dei precari.
Il teatro è diventato, a questo punto, un luogo fatiscente, memore di un passato glorioso e di un presente deludente e spento. Ma come in tutte le cose, i guai non nascono dal nulla. I due sindacalisti hanno puntualizzato come la regione non ha mai concesso privilegi all’Ente, anzi ha tolto sempre di più. Tutto ciò è stato alimentato da una mancanza di organizzazione e totale disorganizzazione, fino al commissariato del dott. De Miceli, che non ha espletato nemmeno uno dei quattro incarichi a lui assegnati.
Già a partire dal 1986, la politica ha mostrato indifferenza e disinteresse alle questioni del teatro, non alimentando mai lo sviluppo, ma bloccando in un certo senso “le menti”.
Davanti, quindi, ad una città che sembra temere la cultura, ecco in versi una piccola riflessione di Patavino Fernando, portiere del teatro, evidente constatazione della crisi dell’arte del nostro secolo:
IL PRESIDIO DEL TEATRO VITTORIO EMANUELE
LA CAUSA DI UNA CATTIVA DIRIGENZA NON FACENDO I CONTI CON COSCIENZA,
HA FATTO SI SCENDERE IL SIPARIO FACENDO LA REGIONE NOMINARE UN COMMISSARIO
MA DALLA NOMINA AD AVERLO VISTO,E’ PIU’ FACILE VEDERE GESU’ CRISTO.
ED E’ PER QUESTO CHE TUTTO IL PERSONALE,
HA COMINCIATO A PRESIEDERE LE SALE.
QUELLE SALE DEL VITTORIO EMANUELE, CHE PIU’ CHE TEATRO,E’ UNA TORRE DI BABELE,
COSI’ CAOTICA E PER NULLA CONFACENTE,
A SODDISFARE I BISOGNI CULTURALI DELLA GENTE.
IL PRESIDIO DI UN LUOGO DI CULTURA NON FA FARE CERTO BELLA FIGURA,
MA L’UNICO MEZZO,E’ SOLO QUESTO, PER FAR CAPIRE IL NOSTRO GESTO.
DI PATAVINO FERNANDO,TIMIDO E UMILE PORTIERE DEL TEATRO. (C.C.)