VINCE CROCETTA…E DOPO?

 

Una prima riflessione non può che essere positiva. Il senso della sua candidatura avevamo cercato di sottolinearlo in molti articoli sul tema. Sintetiziamoli: l’autocandidatura  di Crocetta, con la benedizione dello staff del partito, che così, senza patemi, trovava chi avrebbe tolto le castagne dal fuoco.

Diciamo subito che la sua candidatura alla presidenza della regione appare oggettivamente buona, e anche nei suoi significati simbolici.

E come se il riscatto ripartisse da un territorio,che, massacrato nella sua storia, fu il primo scandalo delle politiche di sviluppo in Sicilia. …tutta l’Europa studiò il caso Gela per parlare di industrializzazione senza sviluppo ( ricorderò Hytten e Marchioni, poi la Rochefort, tesi di laurea e di dottorato ecc.)…

Poi ricordiamo gli imbrogli e le ambiguità, spesso costosissime, delle politiche delle riconversioni, il tema della dissalazione, quello dell’abusivismo, dovuto anche alle false promesse di una crescita mitizzata ecc… Tra le cose peggiori,  il  personaggio Cossiga, l’eversivo di cui ci ha detto Bobbio,  una delle figure più imbarazzanti della nostra storia istituzionale, che, proprio a Gela, bestemmiò Livatino,  il giudice ragazzino..che invece, per chi crede, andrà -tardi perché la nostra Chiesa ha sempre difficoltà a condannare la mafia- andrà- sugli altari…. A contrario, dobbiamo rifarci alla luminosità del movimento antiestorsioni che ebbe personaggi eroici proprio a partire da Gela. E come non pensare pensare alle vicende della sua sindacatura  a Gela, esemplarmente antimafia, con grande capacità capacità di governo di una situazione al limite… Ecco: Crocetta deriva da un mondo che ci ricorda tutte insieme queste vicende..la sua non è stata una candidatura di apparati.

Ha espresso compuitamente il senso della mia legge del 92. Una espressione genuina della speranza di una Sicilia che vorrebbe essere diversa diversa…e i  nostri ‘maggiori (?) hanno dovuto prenderne atto… il consenso che si è espresso intorno a lui è stato sostanzialmente libero, vero,  soprattutto per il non intervento di nomenclature, perennemente silenziose, talvolta con strategie, diciamo, inspiegabilmente ambigue.

Non sbaglio se affermo che proprio la non invadenza di nomenclature e di partiti, certo anche di militanti, ma, nella tradizione dorotea, per lo più di tessere, ha paradossalmente dato al candidato Crocetta, libero da usuali appartenenze e compromissioni, quel valore aggiunto che lo ha reso vincente.

Contenti perciò.

Ma diciamo anche altro. Crocetta vince solo  col 15 per cento degli aventi diritto al voto. Calcolo a mente: votano circa il 47 per cento e lui raggiunge il 31 per cento dei votanti…la Sicilia quella che dovrebbe aspirare al cambiamento non crede alla politica. Se poi aggiungiamo alla nostra riflessione il risultato record di Grillo, non possiamo non dirci angosciosamente preoccupati.

Moltissimi non partecipano più, molti si collocano su una linea, certo chiassosa e non sempre propositiva, si collocano su un altro versante del rifiuto. Non abbiamo mai fatto nostra l’altezzosa incomprensione di D’Alema teorizzata a Gargonza: non si tratta di antipoltica, ma di voglia di una politica altra, espressa forse confusamente, ma questa voglia di far saltare i meccanismi di un sistema in necrosi c’è tutta.

E allora il lavoro del vittorioso Crocetta sarà spaventosamente difficile. E non solo perché in parlamento dovrà trovare i voti che gli mancano per essere maggioranza (dai primi calcoli avrà solo 44 deputati su 90)…ma soprattutto perché i partiti che hanno finito per accettarlo come candidato…sono quel che sono… E non mi riferisco agli uomini di Casini. Non mi pare abbia grande significato il loro essere di centro e moderati, siamo prigionieri di mera affabulazione. Certo avrebbe avuto altro spessore l’alleanza con Vendola…ma a che serve parlarne ora? Quanto alla labilità dei democratici. Per quasi un’intera legislatura sono stati rimorchiati da Lombardo, senza mai proporre idee, progetti, disegni, comportamenti. Si, di Lombardo, che pur dismettendo i precedenti approdi folklorici del cuffarismo, è sembrato riprodurre modelli hard di avventurismo, dove non hanno contato a esempio le utilità obbiettive degli interventi ma il loro risvolto di gratificazione. E loro ospiti, spesso appagati.

E adesso?

Festeggiamo certo una vittoria che per quanto riguarda Crocetta ha certamente il valore di una rivoluzione promessa…per il resto, come è stato detto in modo certo più autorevole e sofferto, anche noi diciamo che le rivoluzioni purtroppo non odorano di gelsomino. (GIUSEPPE CAMPIONE, ex presidente della Regione Siciliana)

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