Il Partito Democratico si scaglia contro tuttiglialtri. O meglio, tutti tranne i 5 che hanno preso una posizione netta ieri in aula -ossia i consiglieri di CMdB e Fabrizio Sottile che, in modo unanime, hanno votato a favore della decadenza di Donatella Sindoni- (vedi articolo).
“Una parte del consiglio comunale di Messina, utilizzando lo strumento della astensione definita impropriamente “tecnica”, ha in pratica deciso di non decidere”. E se ieri in Aula, il consigliere “new entry” del Pd, Gaetano Gennaro, ha tuonato: “Le alleanze si definiscono oggi”, sembrerebbe quasi un preambolo per l’annunciata presa di posizione rispetto alla sfiducia che, a quanto risulta, dovrebbe essere resa pubblica proprio in queste ore. Si attende infatti con trepidazione una nota del commissario Ernesto Carbone a riguardo. Collegare i due temi sembrerebbe un nonsense se non si guardasse alle ragioni che lo stesso onorevole cosentino ha enunciato nella nota scritta a quattro mani con la capogruppo democrat, Antonella Russo, inviata alla stampa stamani. Una questione di rispetto della legalità sarebbe il nodo centrale attorno a cui si muove l’intera scena.
“La scelta appare decisamente strumentale ad una finalità politica e personale più che alla chiara applicazione di una norma di legge che può non piacere ma deve essere necessariamente applicata, come stabilito dagli organismi regionali che si sono espressi senza tentennamenti a favore della decadenza della consigliera Sindoni.
Il Partito democratico di Messina, con il suo voto a favore della decadenza, si è espresso nella direzione del rispetto della legge, anteponendolo a qualsivoglia ragionamento di diversa natura; non possiamo dire che lo stesso è stato fatto da altre forze politiche presenti in Consiglio.” Rispetto della legge, argomento che già, nei giorni passati, il parlamentare viceRe-nzi aveva tirato fuori, postando sul suo profilo Facebook un commento nel quale bollava come “metodi mafiosi” quelli adottati da un consiglio che continuava a rinviare il voto sulla questione Sindoni. Un post che aveva fatto infuriare la Presidente del Consiglio Comunale, la quale aveva prontamente risposto chiedendo che Carbone si scusasse e lasciando intendere l’intenzione a ricorrere le vie legali.
“Avrebbero fatto meglio i 20 astenuti ad esprimere un voto di aperto dissenso rispetto al disposto normativo secondo il quale la consigliera Sindoni era ed è ineleggibile; sarebbero stati, almeno, consequenziali rispetto al contenuto delle loro dichiarazioni. Il Partito democratico è altro rispetto a logiche di appartenenza partitica o di altra natura, ed anche oggi lo ha dimostrato”, proseguono la Russo e Carbone.
“Vedremo se la magistratura, eventualmente adita, darà conferma, come auspicato, della illegittimità dell’odierno voto del Consiglio comunale di Messina, e quindi della correttezza e coerenza del voto del PD”.
Vedremo se si sarà trattato di una questione etica o di un casus belli per aggirare l’ostacolo della condivisione -che dovrebbe essere scontata dati i proclami di questi ultimi mesi- di una sfiducia che pesa e brucia tanto se sottoscritta quanto in caso contrario.