In questo ventiquattresimo anniversario dalla tragedia occorsa a Palermo, dopo appena qualche mese dalla strage di Capaci, la commissione nazionale antimafia fa tappa in Sicilia, tra i suoi componenti c’è anche l’onorevole Claudio Fava, figlio del giornalista Giuseppe, fondatore de I Siciliani e assassinato anch’egli dalla mafia, nel 1984. Il parlamentare, intervistato da LiveSicilia, ha manifestato il desiderio di ritorno ad un’antimafia delle “letture minuscole”, lontana da “liturgie e pernacchi”. E in questo giorno, che per la storia della nostra terra è (o dovrebbe essere) sacro come quello di Santa Rosalia, il 15 agosto della Vara, la festa di Sant’Agata, fioccano note e pronunciazioni, attestati e slogan da parte di personaggi pubblici, alcuni dei quali l’antimafia la usano, all’occorrenza, solo come passepartout per arrivare alle sensibilità di qualche claque da attivare, o di chi il proprio voto lo darà solo a chi sarà più convincente nel presentarsi come nemico del malaffare, poco importa se nei fatti le cose poi hanno andazzi diversi.
Il 19 luglio è il giorno di Paolo (Borsellino) ,Emanuela (Loi) ,Agostino (Catalano), Claudio (Traina) , Walter Eddie (Cosina) e Vincenzo (Li Muli), martiri rimasti senza giustizia: “È un’umiliazione per l’intera nazione. Per uno dei fatti criminali più gravi della storia della Repubblica arrivare a un quarto processo sempre in bilico su una verità precaria è una sconfitta per tutti. Ed è un dolore per i familiari”, così commenta Fava.
“Non è l’assenza della giustizia, ma è l’assenza della verità, che è l’unica forma di sepoltura per i nostri morti”. Intanto la commissione parlamentare di cui fa parte, arriva a Palermo e Trapani per incontrare i rappresentanti dello Stato sul territorio, dai questori ai prefetti ai sindaci.
“Antimafia sta cominciando a diventare una parola, il suono di una parola. Che crea abitudine, persino noia. Oggi dire antimafia rischia di provocare solo uno spostamento d’aria. Un conto sono i fatti e i comportamenti, un altro conto è la rappresentazione eroica e autocelebrativa dell’antimafia e quest’ultima rischia di soppiantare l’altra. E così rischia di restare solo l’eco delle liturgie e la punta dei pennacchi”, dice ancora il deputato a LiveSicilia, mettendo in luce quanto la sobrietà di uomini come Borsellino faccia da contraltare a questa smania di ostentazione di chi vuol mostrare il manto da supereroe a tutti i costi, anche quando è solo apparenza.