Il tribunale del Riesame di Palermo, accogliendo l’appello della Procura, ha disposto il divieto di dimora nelle province di Trapani e Palermo per il direttore di Telejato, Pino Maniaci, per l’ipotesi di estorsione all’ex assessore di Borgetto Gioacchino Polizzi che il gip aveva ritenuto insussistente. La decisione dei giudici, però, potrebbe non essere esecutiva se i legali dell’indagato dovessero fare ricorso per Cassazione.
In quel caso solo l’eventuale conferma della Suprema Corte farebbe di nuovo scattare la misura cautelare disposta nei confronti del giornalista. Il mese scorso a Maniaci, per anni simbolo della lotta alla mafia, è stato notificato il divieto di dimora per l’accusa di estorsione. Secondo i pm Roberto Tartaglia, Annamaria Picozzi, Amelia Luise e Francesco Del Bene, avrebbe preteso denaro e favori – come un contratto di lavoro per la compagna – dai sindaci di Borgetto e Partinico e dall’ex assessore di Borgetto, al quale avrebbe fatto acquistare uno stock di magliette, in cambio di una linea soft della sua televisione sulle attività delle amministrazioni comunali. Poche centinaia di euro e critiche e attacchi sarebbero spariti dai servizi di una emittente conosciuta per le sue battaglie antimafia.
La misura del divieto di dimora era stata disposta solo per le estorsioni ai sindaci e negata per quella all’assessore. Un vizio di forma nella notifica dell’udienza davanti al tribunale del Riesame, a cui i legali del giornalista avevano fatto ricorso chiedendo la revoca del provvedimento, ha però determinato l’inefficacia della misura cautelare. La decisione del tribunale che accoglie l’appello dei pm per l’estorsione negata dal giudice torna dunque a disporre il divieto di dimora.
«Il caso Pino Maniaci si arricchisce di un nuovo evidente paradosso. Con un palese controsenso, infatti, il Tribunale della Libertà di Palermo ha deciso di ripristinare la misura cautelare del divieto di dimora nelle province di Palermo e Trapani».
Lo dicono i legali del giornalista, gli avvocati Antonio Ingroia e Bartolomeo Parrino, che spiegano: «il controsenso sta nel fatto che la nuova decisione è stata presa in relazione a un’ipotesi di reato ritenuta dallo stesso gip insussistente e meno rilevante di quanto non fossero le accuse per le quali era stata disposta la prima misura, poi venuta meno».
«In altri termini, Pino Maniaci – aggiungono – è libero per i fatti ritenuti più gravi dalla magistratura palermitana mentre dovrebbe essere sottoposto a divieto di dimora per altri fatti che la stessa magistratura aveva ritenuto invece essere meno gravi ed insufficientemente provati».
«Non solo: una misura cautelare caducata, come nel nostro caso, può essere ripristinata solo in presenza di eccezionali esigenze cautelari, certamente non sussistenti nel caso di specie per ammissione dello stesso Procuratore Lo Voi. Un paradosso e un controsenso – concludono Ingroia e Parrino – che si traducono in una palese ingiustizia, visto che avrebbero come concreto effetto solo quello di impedire a Maniaci di fare il suo lavoro di giornalista a Telejato e, quel che è peggio, di far crescere il disorientamento e la sfiducia nella giustizia dei giovani di Telejato che rimangono stretti accanto a Pino». (@Gianfranco Pensavalli)