A Messina la mafia non c’è. C’è a Barcellona, a Palermo, a Tortorici, a Corleone. Ma a Messina no. Messina è zitta e buona. È per questo che l’auto del Presidente del Parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci è stata presa a colpi di arma da fuoco lungo la strada che collega San Fratello a Cesarò.
Ma lo Stato c’è, dicono. Lo stesso Antoci dichiara di non sentirsi solo, Angelino Alfano è sceso fin quaggiù per dimostrare la sua piena solidarietà, per sostenere e incoraggiare la lotta alla mafia. Lui che solo pochi mesi fa è stato iscritto nel registro degli indagati della Procura di Roma per abuso d’ufficio e che, contemporaneamente, rappresenta una delle cariche più importanti del nostro Stato. Lo stesso Stato che ci protegge.
Ma lo Stato arriva sul serio. Arriva tra oggi e lunedì con dodici reparti di prevenzione crimine a supporto di chi ha detto no alla mafia, arriva con una manifestazione di oltre cinquemila persone organizzata per esprimere solidarietà al Presidente Antoci. Arriva con oltre 50 sindaci da tutta la Sicilia, con le associazioni antiracket, con i sindacati e con tanti liberi cittadini. No, il Presidente non è da solo.
Lunedì 23, particolare coincidenza con l’anniversario della morte di Giovanni Falcone, arriverà anche Rosy Bindi, Presidente della Commissione Antimafia, per ascoltare il viceprefetto vicario di Messina e lo stesso Antoci. (Chissà cosa direbbe Giovanni Falcone di tutto questo).
E a proposito di commissione antimafia, il presidente della stessa all’Ars, Nello Musumeci tuona dal suo profilo social: “Dopo l’attentato a Giuseppe Antoci, da Palermo il governo regionale annuncia la stretta: controlli sulla provenienza delle carni macellate, verifica dei requisiti dei proprietari di terreno ammessi al contributo. Da Roma, il governo centrale assicura invece che arriveranno sui Nebrodi dodici reparti speciali per scovare i mafiosi. Siamo tutti contenti? Certo che lo siamo. Ma personalmente – lo confesso – provo anche disgusto per questa “antimafia del giorno dopo”. Mi chiedo: dov’erano il giorno prima dell’attentato i rappresentanti del governo Renzi e del governo Crocetta? Nessuno sapeva della cosiddetta “mafia dei pascoli” in Sicilia e non solo nel Messinese? E le pubbliche denunce del sindaco di Troina, dei vertici di Coldiretti e dell’associazione allevatori di Enna? Perché la politica deve sempre arrivare dopo la magistratura? Da un anno in Commissione regionale Antimafia ascoltiamo amministratori, operatori, burocrati per raccogliere elementi conoscitivi e dati. Appena avremo concluso, pubblicheremo anche questa relazione. E si capirà meglio quanta ipocrisia e quanta responsabilità omissiva stia accompagnando le dichiarazioni di alcuni personaggi di governo, in queste ore, sulle alture dei Nebrodi”.