Da neanche quindici giorni è ufficialmente fuori dalla giunta e, senza ulteriori indugi, il professor Tonino Perna si dedica ad analisi critiche sulla condizione politica e amministrativa della città, affidando le proprie considerazioni alle colonne de Il Manifesto.
Dopo aver riepilogato rapidamente (e con diverse imprecisioni annesse) il cursus che ha portato Renato Accorinti a Palazzo Zanca, il docente universitario attacca nero su bianco Dario Zaccone, reo di aver -insieme agli altri membri del collegio che presiede- bloccato l’economia dell’Ente, per via delle continue bocciature al previsionale 2015.
Il racconto dell’ex assessore è tutto un passare da un estremo all’altro: dall’onestà alla disonestà, dalla vecchia politica al rinnovamento, da quellicheceranoprima a quellichecisonoora, insomma, senza girarci troppo attorno, Perna ricorre idealmente ad una bilancia sui cui piatti opposti ci sono l’attuale sindaco da una parte e Francantonio Genovese -o la sua longa manus- dall’altra. Dal ballottaggio del 2014 che vide protagonista Felice Calabrò, all’arresto recente di Paolo David, ricorre -più o meno palesemente- il riferimento al parlamentare ex Pd oggi approdato (con tutto il suo seguito) a Forza Italia. E “Dal ritorno sulla scena di Genovese cambia tutto il panorama politico messinese” e, soprattutto, cambia l’atteggiamento di Dario Zaccone” scrive, inserendo il presidente dei revisori in un quadro chiarissimo: “commercialista e consulente di alcune imprese che fanno capo all’impero di Francantonio Genovese, uno degli uomini più ricchi della Sicilia”.
Da dicembre scorso, dopo il megaevento al Royal durante il quale il deputato berlusconiano tornava alla ribalta con tanto di battesimo di fuoco di Gianfranco Miccichè, riempiendo la sala grande dell’albergo Framon, sono passati ormai cinque mesi e “da cinque mesi i Revisori dei Conti bloccano l’approvazione del bilancio provvisionale“, si legge sul Manifesto. “Ma, nulla può fare un’amministrazione dalle mani pulite quando il potere usa gli strumenti della burocrazia per distruggerti. E Zaccone è in buona compagnia: anche la Corte dei Conti ha chiesto il default del Comune, malgrado sia stato presentato da tempo al Ministero un Piano di rientro dal debito enorme (circa 500 milioni) accumulato dalle precedenti amministrazioni, comprese quelle di Genovese sindaco e successivamente del suo delfino Buzzanca. Una Corte dei Conti che già nell’aprile del 2014 dichiarava il Comune in pre-dissesto finanziario e stabiliva quali voci di spesa fossero ammissibili e quali non lo fossero (in primis la cultura e la promozione turistica). Un abuso di potere incredibile. Tu, Corte Conti puoi chiedermi di non sforare il tetto della spesa, ma non come devo spendere a casa mia. È come se una banca a cui chiedi un prestito ti imponga una lista della spesa, di ciò che puoi comprare o meno. Così si affossa la democrazia che nei Comuni trova le sue fondamenta”.
Fortuna che Renato Accorinti “sembra sia nato sotto una buona stella”, è Perna ad affermarlo: “perché ogni volta che sembra pronta la sfiducia succede qualcosa che la blocca”. Guarda tu che caso.
E’ tutta una faccenda di casualità: Genovese, Zaccone da una parte e Accorinti e la buona stella dall’altra? Può darsi, a voler fare dietrologia si potrebbe ampliare il discorso e di molto. Oppure limitarsi a guardare che, al di là delle più o meno corrette o argute analisi possibili, la condizione della città è sempre meno dignitosa, sia per l’immagine che viene diffusa di Messina oltre confini, sia pure e soprattutto per l’evidenza che si tocca con mano per le vie della città.