Omicidio De Francesco, condominio pretende i danni da Rai e tv private

Un procedimento penale e, subito dopo, quello civile. Intendono reagire con durezza i residenti in un condominio di via Gerobino Pilli, che si ritengono impropriamente chiamati in causa in occasione dell’omicidio del giovane Giuseppe De Francesco, avvenuto il nove aprile scorso a Camaro e per il quale c’è un reo confesso, Adelfio Perticari.

Cos’è accaduto di così grave? Nel tentativo maldestro di meglio far capire dove si fosse consumato il fatto di sangue e prima del video chiarificatore dei carabinieri, per giorni e giorni sono state trasmesse immagini che ritraevano inequivocabilmente il condominio, con ovvio legame “residenziale” e conseguente impatto negativo.

E dato che almeno due appartamenti sono in vendita da circa un mese ecco scattare l’ipotesi di un deprezzamento del valore provocato dall’insistere delle riprese tv.

Nel mirino la Rai e diverse emittenti private siciliane. Particolarmente agguerriti gli eredi- sparsi in tutta Italia- di un imprenditore da tempo deceduto e i familiari di una notissima ex preside di un Istituto Superiore.

Al momento non è stato ancora reso noto lo studio legale di Messina che si occuperà del caso, che sarà coadiuvato da colleghi capitolini esperti (e già vincenti) in casi analoghi. Comunque, il condominio ritiene che l’omicidio De Francesco non doveva essere “collegato” all’edificio proposto in tv.

Per la morte del 20enne il gip del Tribunale di Messina aveva ordinato di procedere all’arresto di  Giovanni  D’arrigo, 39 anni,  e del 23enne Rosario Maccari, ritenuti responsabili di favoreggiamento personale per aver aiutato gli autori dell’omicidio di Giuseppe De Francesco ed eluso le attività investigative.

Dopo giorni di “irreperibilità”, si costituì a Gazzi Adelfio Perticari: l’uomo, molto noto alle forze dell’ordine per il suo passato ” pesante”, è stato inchiodato dalle “ambientali” mentre veniva trasportato su un iclomotore e immortalato per l’ultima volta, prima degli spari, con la pistola poggiata sul fianco come se detenesse una pistola pronta all’uso.

Comunque, ha di fatto confessato l’omicidio seppur definendolo  come tragica conseguenza dell’intenzione di gambizzare il figliastro del boss Giovanni Tortorella. (G.Pensavalli)

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it