Avete presenti le guerre adolescenziali che si combattevano a colpi di gavettoni? Ecco, per romanzare quello che sta succedendo tra Amam e protezione civile regionale potremmo paragonare questi botta e risposta con i palloncini gonfi di acqua. E l’acqua (o la mancanza di essa) è proprio oggetto della questione, più specificatamente, la recente ed ennesima rottura della condotta del Fiumefreddo.
“L’AMAM ha eseguito tempestivamente l’intervento di riparazione limitando i disagi alla popolazione, ma appare evidente che gli eventi occorsi negli ultimi sei mesi sono chiari segnali di fragilità dell’infrastruttura da non sottovalutare per evitare situazioni di criticità ben più gravi”, così parlava venerdì Calogero Foti, Dirigente Generale della protezione civile regionale e Commissario delegato per l’emergenza idrica a Messina verificatasi alla fine del mese di ottobre scorso, dopo la terza rottura in sei mesi della condotta di alimentazione primaria dell’acquedotto messinese.
“Per queste ragioni, si auspica che tutti i soggetti interessati facciano sinergicamente confluire le loro forze e capacità per garantire la soluzione al problema che passa da una capacità progettuale, dall’individuazione di fonti alternative e dalla razionalizzazione del consumo dell’acqua anche attraverso una campagna di sensibilizzazione e informazione ai cittadini”, affermava, ribadendo la disponibilità assoluta della Protezione Civile siciliana ad “affiancare e sostenere tutte le iniziative utili allo scopo” . Si è fatta attendere poco più di 24 ore la risposta di Amam che, per bocca del proprio presidente, si difende con forza: ”Non è fragile il tubo, è fragile il territorio”.
Il numero uno della partecipata e il direttore generale hanno voluto fare a tal proposito delle puntualizzazioni, ritenute “doverose”, perché ad incassare l’ennesima accusa, a capo chino, non ci stanno proprio. Termini e La Rosa fanno sapere che a seguito dei fatti di Calatabiano, è stato adottato uno studio sulla vulnerabilità dell’Acquedotto Fiumefreddo, “individuando i siti a rischio, tra i quali anche quello oggetto della recente rottura” e ammette che “il ripetersi del fenomeno, ovviamente, impone uno studio più accurato del sito con indagini mirate e, presumibilmente, una variante di tracciato già, peraltro, individuata negli elementi principali; comunque si è trattato di un episodio con magnitudo molto bassa con un tempo di riparazione dell’ordine delle 36 ore”.
I due aggiungono che lo studio ha messo in luce come i rischi principali per l’acquedotto siano determinati dalla fragilità del territorio. Insomma sarebbe proprio quel tanto menzionato dissesto idrogeologico la vera e unica ragione per la quale, a singhiozzo, i messinesi si ritrovano a corto di acqua. “Dall’abbandono del territorio da parte della comunità all’assenza di una politica di salvaguardia da parte degli organi competenti”, sarebbero le reali cause del problema.
“L’interruzione dell’acquedotto Alcantara, tra le altre cose, costituisce la principale vulnerabilità del sistema idrico del comune di Messina”, prosegue la nota. “Infatti qualora fosse stato in perfetta efficienza, anche la recente rottura avrebbe comportato disagi minimi per la cittadinanza. Appare inverosimile che dopo gli eventi di novembre 2015, ad oggi i lavori di ripristino dell’acquedotto Alcantara non risultino avviati né si hanno notizie dello stato di progettazione degli stessi”.
Amam respinge ogni accusa e responsabilità; si precisa il bisogno di un importo di € 6.000.000,00 “per realizzare interventi diffusi lungo tutto l’adduttore tesi a mettere in sicurezza l’infrastruttura, consentire un monitoraggio della stessa ed attivare una mirata manutenzione programmata”, lavoro per il quale la partecipata sta facendo la propria parte, con rilievi e progettazioni, programmazione e indagini; da par suo, continua la spiegazione, anche il Comune di Messina si sarebbe già attivato per cercare i fondi necessari. Chi manca in questo quadro collaborativo?
“Il progetto preliminare è stato anche illustrato alla Protezione Civile il 12.04.2016 contestualmente allo studio sulla Vulnerabilità del Fiumefreddo, chiedendo – nello spirito di collaborazione e fattività indicati dal Commissario per l’Emergenza Idrica – un supporto nel reperimento dei fondi necessari alla sua realizzazione. Nella stessa riunione, nell’ambito dei siti a rischio, sono state evidenziate due aree (c/da Parrino e Torrente Miliano I) in evidente dissesto che costituiscono un imminente pericolo per la funzionalità dell’acquedotto, e per questo è stato chiesto un intervento immediato agli organi competenti per il tramite del Commissario, nella sua qualità, e dei funzionari dell’Assessorato Regionale Territorio Ambiente presenti. Si evidenzia che in quella sede Amam S.p.A. ha fornito ai funzionari del Territorio Ambiente lo studio di Vulnerabilità al fine di aggiornare il PAI”. Ma non è tutto. I vertici della società proseguono mettendo, una dietro l’altra, una serie di informazioni cronologicamente riportate, la cui morale sottostante sembra abbastanza chiara che vale la pena di riportare integralmente.
“Per quanto riguarda il ripristino del tratto dell’acquedotto Fiumefreddo interessato dalla frana di Calatabiano si segnala che:
-
AMAM S.p.A. sin dalla prima riunione dopo la realizzazione del by-pass, tenutasi il 2.12.2015, ha evidenziato alla Protezione Civile la necessità di realizzare in tempi brevi l’intervento di messa in sicurezza del versante per potere ripristinare la continuità dell’acquedotto, anche in relazione ai costi esorbitanti della fornitura Siciliacque S.p.A. (oltre € 12.000 giorno) ed agli oneri per garantire un presidio h24 al by-pass di Calatabiano;
-
nella successiva riunione del 22.12.2015, AMAM S.p.A. ha anche proposto due possibili soluzioni di ripristino del tratto di acquedotto, nelle more della progettazione e realizzazione dei lavori di messa in sicurezza del versante in frana, ma la Protezione Civile ha ritenuto di non dare corso a quanto suggerito, impegnandosi a realizzare le opere di propria competenza entro il 31.03.2016;
-
in relazione ai ritardi nella messa in sicurezza del versante, per risparmiare i costi di acquisto dell’acqua presso Siciliacque S.p.A., AMAM S.p.A. è dovuta intervenire posando un quarto tubo di by-pass che permettesse di integrare la portata convogliata a Messina;
-
ad oggi non risulta ancora approvato il progetto definitivo della messa in sicurezza del versante in frana di Calatabiano (la conferenza di servizi è prevista per giorno 03.05.2016), né si hanno notizie sui tempi per la realizzazione delle opere;
-
di contro i tecnici incaricati da AMAM S.p.A. hanno già elaborato il progetto del ripristino del tratto di acquedotto interrotto, la cui approvazione è subordinata all’approvazione del suddetto progetto definitivo e la cui esecuzione potrà avvenire solo dopo la realizzazione delle opere previste dalla Protezione Civile;
-
in relazione a ciò AMAM S.p.A. è fortemente preoccupata, in quanto la soluzione del by pass provvisorio nasceva come intervento temporaneo per un periodo di pochi mesi, nell’ottica del ripristino dell’acquedotto Fiumefreddo prima dell’estate quando è alto il rischio di incendi che potrebbero mettere fuori esercizio lo stesso by-pass.
-
ad oggi, intanto, AMAM S.p.A. ha sempre garantito un presidio h24 del by-pass di Calatabiano, addossandosi i relativi costi, che si aggirano finora ad € 250.000,00 e si aggiungono a quelli sostenuti per la realizzazione dello stesso by-pass.
Relativamente all’individuazione di fonti alternative, come peraltro ampiamente noto, sono stati già effettuati appositi studi idrogeologici, individuando alcuni siti idonei ed è stato istituito un tavolo tecnico con il Genio Civile di Messina per snellire l’iter burocratico propedeutico alla realizzazione dei necessari lavori. E’ stata già avviata una campagna di ricerche idriche realizzando un pozzo pilota, che ha dato risultati positivi e che verrà ulteriormente potenziata”.
Messi a segno una serie di colpi nella nota-relazione a doppia firma Termini/La Rosa, i due concludono in pieno diplomatichese: “Nello spirito di collaborazione fattiva auspicata, che ha sempre contraddistinto l’attività di tutti i soggetti coinvolti, AMAM S.p.A. chiede, dunque, alla Protezione Civile Siciliana il supporto nello sviluppo del complesso di iniziative che sono state messe in campo, la cui realizzazione va attuata in tempi stretti”.