Come arrivare in Sicilia senza passare da Messina?
Facile: ci sono gli aeroporti! Come venire in Sicilia e ignorare Messina però è un’altra cosa.
Sarà nella nostra isola tra qualche giorno il Premier che, con tono trionfale, annuncia di essere prossimo alla firma di due nuovi patti per il Sud, dopo quello sottoscritto a Napoli.
Sabato infatti, Renzi ripeterà questa “berlusconata” (era lui quello dei contratti, no?) anche a Palermo e Catania. Come certamente non sarà sfuggito a nessuno, di Messina non c’è traccia nel tour del signore del Pd. Bisognerebbe capire che ne pensano i suoi, quelli che tra poco si ritroveranno di nuovo a chiedere voti per conto del loro capopopolo. “Firmiamo degli accordi con le singole regioni e con le principali città del sud”, ha affermato il capo del Governo che, chiaramente, non ritiene -come dargli torto- Messina rientri nella lista delle “principali città del sud”.
Intendiamoci, questo non significa che la nostra città non beneficerà di interventi sul suo territorio ma chiaramente, il suo ruolo non si presenta propriamente come quello di una protagonista (al pari delle cugine amministrate da Bianco e Orlando), a partire dal fatto che, ancora una volta, non sarà neppure tappa per un caffè del capo del governo.
Ma non è tutto, perché l’ex sindaco di Firenze fa sapere tutto fiero che inaugurerà una delle arterie a quattro corsie chiuse dopo i crolli degli scorsi mesi. E questa notizia arriva alle redazioni quasi contemporaneamente alla nota del deputato Ncd (partito di Governo), nonché vicepresidente della commissione trasporti (e braccio destro dell’ex ministro Lupi) Vincenzo Garofalo in cui il parlamentare chiede (di nuovo) un intervento del MIT per controllare le condizioni di gestione del CAS, denunciando una situazione vergognosa delle nostre autostrade. Quelle messinesi ovviamente. Perchè, si sa, Palermo e Catania, sono un’altra storia. Lì si firmano i patti e si mantengono tutti gli enti giuridici, commerciali ed economici che fanno bene al territorio…al loro. Colpa della posizione geografica (strategica che dovrebbe semmai renderla privilegiata) della nostra sfortunata città? Più verosimilmente trattasi di conseguenza del peso politico di chi scegliamo ci rappresenti nelle sedi “che contano” e dove Messina, ormai da tempi immemori, vale quanto il due di coppe quando la briscola è a denari.
Messina, la città in cui manca, come si suol dire, dall’acqua (mai affermazione fu più pertinente) fino al sale.
Per garantire i basilari diritti costituzionali (mobilità, sanità, tanto per dirne due che ci toccano tremendamente) incappiamo in infiniti e labirintiaci zigzag tra emendamenti a finanziarie e fondi elemosinati e combattuti con le unghie e i denti.
D’altra parte, c’è a chi va meglio: “Per Catania si parla di 700-750 milioni di euro, metà dai fondi Pon e metà governativi – spiega il sindaco Enzo Bianco rispetto a quanto discuterà con il premier – con interventi che riguardano teatri, musei ma anche la superstrada Catania-Etna” e ci fa piacere per loro. Contento sarà anche Leoluca Orlando che la sua Palermo sa difenderla e tutelarla come si conviene quale che sia l’istituzione di cui fa parte ( oltre che da sindaco lo ha fatto tanto all’Ars, quanto a Bruxelles). Ed è in brodo di giuggiole anche il numero uno del partito in Sicilia, il sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, che annuncia come questi due patti prossimi alla firma siano sintomo del “grande impegno per la Sicilia e le sue infrastrutture”.
Venire in Sicilia e non passare da Messina è possibile grazie agli aeroporti -che nella nostra provincia, ovviamente, non ci sono- .
Venire in Sicilia senza passare da Messina è anche l’unica possibilità che si ha per poter giungere sull’Isola e parlare di infrastrutture e sviluppo senza sentirsi insultati.
Passare a Messina, significherebbe attraversare lo Stretto e, date le condizioni attuali dei trasporti e grazie alla continuità territoriale appena accennata, conviene fare come Grillo e provare con lo stile libero. O a nuoto o con Caronte&Tourist.
Fa bene Renzi a preferire l’aereo. Per quanto ci è costato poi…
Adesso non ci resta che incrociare le dita e sperare che in questo piano ci sia per noi qualcosa di valido: senza pretese, va bene il minimo sindacale.
“Al di qua dello Stretto ci converrà cambiare il cartello di benvenuto e scrivere in grande: “Messina: città senza peso politico”!” disse il saggio.
@eleonoraurzimondo