C’erano una volta le riserve naturali, poi, in Sicilia, sono finiti i soldi per sovvenzionare le associazioni che le gestivano, e vennero chiuse. Questa più o meno l’antifavola che probabilmente -salvo recuperi in zona cesarini- ci ritroveremo presto a raccontare. Infatti, senza troppa vergogna, il dipartimento dell’Ambiente della Regione Siciliana ha fatto sapere che gli 859 mila euro previsti per le spese relative alle 21 aree presenti nell’Isola “non consente la copertura finanziaria dell’intero esercizio 2016”, e anzi, la copertina è così piccola che si potrà pensare ad una sopravvivenza ancora per qualche giorno, non oltre. C’è una possibilità che Palermo mette nel calderone per andare avanti e passa dalla disponibilità di gestori e dipendenti che eventualmente potrebbero portare avanti il proprio impegno reperendo altrove le risorse necessarie oppure stringendo il più possibile la cinghia, risparmiando al massimo e usando quei fondi messi da canto. Ma risparmiare su cosa? “Emolumenti del personale e costi di gestione”, ovviamente, come suggerisce il dipartimento dell’Ente i cui dirigenti (quegli stessi che hanno fatto sapere appena qualche giorno prima la chiusura dei rubinetti, che non ci sarebbe stato da fare altro che questuare da qualche altra parte) percepiscono stipendi annui che vanno dai 75 ai 92 mila euro (soldi pubblici ovviamente!).
Il Movimento 5 Stelle, aveva proposto alla legge di stabilità approvata qualche settimana addietro, un emendamento che è stato dichiarato inammissibile e che avrebbe permesso di integrare i fondi a disposizione delle realtà che gestiscono queste aree straordinarie. “Una condanna a morte delle riserve naturali”, così i pentastellati bollano la faccenda, chiedendo che l’assessore Croce riferisca in Commissione.
“Ancora una volta mi chiedo su che cosa si voglia puntare in questa isola” commenta la portavoce grillina Valentina Palmieri, cui va la maternità dell’emendamento alla finanziaria poi non ammesso. “L’ambiente è al centro dei problemi globali, ma nel nostro Paese stenta a diventare il centro della politica nazionale e della politica regionale, dove la situazione è drammatica, considerando quello che succede o che, soprattutto non succede, vista la mancanza dei piani e di leggi di tutela del mare, della costa, del suolo agricolo. Governo sempre più miope e disallineato dall’Europa per gestione dei rifiuti, difesa del suolo, urbanistica, sistema delle aree protette, tutela della biodiversità, piano energetico, risorse idriche. La cosa che più ci colpisce sono le dichiarazioni parzialmente contrastanti dei dirigenti regionali, di totale chiusura, e dell’assessore. Vorremmo capire chi decide la politica in questa Regione. Sulla questione non intendiamo abbassare l’attenzione. Chiederemo immediatamente l’audizione dell’assessore Croce in quarta commissione all’Ars”.
Un attacco diretto al partito di Renzi, arriva da un altro parlamentare regionale 5Stelle, l’onorevole Giampiero Trizzino: “Mi stupisce chi ancora non ha capito qual è la politica del PD. Ogni anno, per ogni finanziaria, ho presentato gli emendamenti di ricapitalizzazione a favore delle aree naturali protette. Ed ogni anno, puntualmente Crocetta li ha rimandati al mittente. Cosa c’è da stupirsi? Il Partito Democrativo, da Crocetta a Faraone, ha puntato sull’industria pesante, dimenticando quali sono le vere risorse della Sicilia”.