La famiglia di Attilio Manca non smette di cercare la verità sulla morte del giovane urologo barcellonese. In vista dell’udienza del prossimo 15 ottobre, proponiamo questa lunga dichiarzione rilasciata dal fratello Gianluca lo scorso 9 settembre, dove mette in evidenza tutte le anomalie e le contraddizioni emerse dalle indagini della Procura di Viterbo che segue l’inchiesta. Una morte che si vorrebbe liquidare come causata da un’overdose, una morte “di mafia” su cui ancora non è stata fatta luce. In questa testimonianza tutti gli elementi raccolti dalla famiglia nel corso di questi anni, prove schiaccianti che non hanno trovato riscontro nell’iter processuale per una morte “confinata” nell’anonimato, e che invece presenta elementi che la legano la fine di Attilio alla latitanza di Bernardo Provenzano e alla sua operazione di prostata a Marsiglia. Di un “urologo siciliano” che avrebbe operato il Capo di Capi ha parlato anche il pentito (poi deceduto) Pastoia, e proprio nello stesso periodo in Francia si trovava il giovane e brillante chirurgo, uno dei pochi nel 2003 ad operare con la tecnica laparoscopica. “Chi lo presento’ a Bernardo Provenzano? – si chiede il fratello Gianluca- forse qualcuno che adesso è ancora ai vertici di un sistema di potere che ha garantito la sua latitanza, e su cui non è ancora giunto il tempo di fare scandalo?”