Si chiama Olivo Salvatore Sidoti, 33 anni, originario della Città del Longano, l’uomo che è stato arrestato ieri nei pressi di Trapani con la grave accusa di truffa, minacce e violenza privata. Insieme a lui è stato condotto davanti ai procuratori un 55enne calabrese ritenuto suo complice nella vicenda che lo ha visto rovinare la serenità di una vedova della città di Malaparuta (Trapani).
Tutto è iniziato alcuni mesi fa: il giovane Barcellonese corteggia e seduce la donna riuscendo a diventarne compagno. Durante la convivenza “Salvo” si fa dare forti somme di denaro sino ad esaurire il conto della malcapitata che, nonostante questo, continua a credere al totale disinteresse economico dell’amante. Finiti i liquidi la convince dunque a vendere alcuni beni iniziando dai gioielli e continuando con mobili e numerosi altri oggetti personali. Alla fine per accontentarlo lei stessa giungerà a dar via la casa nella quale abitano. Non è dato sapere cosa le avesse promesso il compagno anche se ciò che è accaduto dopo fa pensare ad una sorta di “fuga romantica” o alla proposta di andare a vivere altrove.
Infatti, tramite vari raggiri, i due intraprendono un viaggio durante il quale l’uomo la abbandona lungo la strada di una città sconosciuta e molto lontana: Caltagirone (Caltanissetta). Presa dal panico e dalla disperazione, senza neppure il denaro per pagarsi il ritorno, viene soccorsa da alcuni passanti e da lì riesce a trovare accoglienza presso un’ associazione abituata di solito a soccorrere immigrati o altre persone in gravi difficoltà.
Tramite l’interesse di questo ente raggiunge così nuovamente Trapani dove, senza più casa, trova posto nella casa famiglia “Serenità”, affidata alle cure di personale accogliente disposto a darle un po’ di conforto.
Purtroppo invece per la donna ricomincia l’incubo: l’ex compagno, venuto a sapere di un ritorno nel quale forse non sperava, si presenta alle porte della struttura fingendosi un parente e potendo così minacciarla per intimarle il silenzio. Con lui anche il calabrese riguardo il quale si indaga per un possibile coinvolgimento in tutto l’episodio. Giunge persino la richiesta di altro denaro che la donna evidentemente non ha.
Così scatta la denuncia, vista come unica via di uscita da quella situazione insostenibile trasformatasi in vero terrore. Gli inquirenti, già sulle tracce dei due per altri reati, hanno potuto mettere così loro le manette ai polsi, aggravando le accuse a carico di entrambi per il vero e proprio arsenale illegale trovato in casa del calabrese: tre pistole artigianali, coltelli a serramanico di genere vietato, ed oggetti da scasso.
Nel frattempo alla donna non è rimasto nulla, neppure il cagnolino cui era tanto affezionata che il complice aveva portato con sé e del quale non si hanno notizie. (CAR.ME.)