E’ arrivato il momento della rinascita, dell’avvio del nuovo percorso del Pd: un partito che si vuole rinnovare, migliorare e che, dalle ceneri causate dai troppi scandali di un passato/presente, vuole risorgere come la fenice. Una fenice renziana. O anche post-renziana. Perchè è una fenice così avanti, ma così avanti che vede solo il futuro: un domani che si presenta roseo, luminoso, ricco di riforme con i valori in primo piano.
Così avanti, ma così avanti da dimenticare di guardare con attenzione critica all’oggi e a quel che avviene dentro casa propria anche di questi tempi. O probabilmente questa fenice ritiene semplicemente che l’opinione pubblica sia troppo distratta per accorgersi di quel che accade.
E’ il week end della svolta: i democratici si incontrano in un contesto che ricorda tanto i tempi dei rossi, quelli andati da un po’, quelli per cui “democr…istiano” era una cattiva parola: banchetto, penna, foglio di carta, giubottoni e sciarpe attorno al collo. E poco importa se sono Burberry e non kefiah bianche e nere: la sinistra è tornata! Non è radical chic e neanche antagonista, proletaria, ma borghese e rivoluzionaria. La sinistra è tornata, almeno in apparenza e solo al primo impatto: la realtà è che certa sinistra (che in realtà di sinistra non ha mai avuto granchè), non se n’è mai andata. Basta guardarsi attorno per scorgere diversi volti noti che approfittano dell’iniziativa per sfilare alla presenza della stampa, inneggiando ad un cambio di rotta del quale vogliono, forse, fingere d’aver merito; basta alzare lo sguardo e osservare la bandiera che sventola sullo stand per capire che si tratta sempre e solo del Partito Democratico: quello che sta al Governo con gli aminemici ex berlusconiani; che non solo non stacca la spina all’amministrazione locale verso la quale è sempre stato ufficialmente critico (lungi dal fare reale opposizione, però), ma addirittura vanta membri che in certi casi non mancano di far collezionare figuracce in consiglio comunale, dentro e fuori dall’aula. Per non parlare poi della posizione all’Ars. Ecco, a Palermo il Pd dà proprio il meglio di sé e infatti rimpingua le sue fila in modo quasi fantascientifico. Tanto e tale è l’appeal di questo partito, da aver garantito al gruppo di Sala d’Ercole un salto in avanti non da poco: se ad inizio legislatura infatti i parlamentari democratici seduti tra gli scranni dell’Assemblea erano “appena” 17, dopo tre anni sono arrivati a 24 (dato potenzialmente aggiornabile di ora in ora). Un colpaccio. E come dimenticare inoltre l’altra superba mossa palermitana: nuova capogruppo eletta all’unanimità dai colleghi (col beneplacito di Faraone) è niente popò di meno che l’avvocato Alice Anselmo, una che o non ha le idee chiare o, al contrario, ha una visione talmente lucida dei propri obiettivi da non fermarsi finché non li raggiunge. E non si ferma sul serio. Infatti in questi anni, la deputata, eletta tra le fila de Il Megafono, ha continuato il peregrinaggio che l’ha adesso portata al partito di Renzi, senza sosta, passando da ben altri 5 gruppi, compreso il misto. In tutto fanno 7 passaggi in gruppi differenti in 3 anni. E avremmo rischiato di trovarcela anche come assessore nel Crocetta ter, stando ai rumors del capoluogo. “Una scelta di rinnovamento e di qualità”, secondo Giuseppe Bruno, Presidente Pd Sicilia. Rinnovamento e qualità. Rinnovamento e qualità. Bah!
La parlamentare, che è al suo primo mandato, è una che vale. Vi diciamo proprio quanto vale in termini elettorali almeno (su quelli pratici soprassediamo): 234 voti. Si sì, questo il numero grazie al quale l’avvocatessa siede in Parlamento a Palermo. In altri contesti, basterebbero giusto per diventare rappresentante di una scuola superiore. Forse! E dopo tutto sto giro pazzesco, la recordlady girovaga adesso è la portabandiera del Pd all’Ars. Lontani sono i tempi in cui si parlava di migliaia di voti. O forse no. Perchè dalle parole pronunciate da Francantonio Genovese , appena qualche giorno fa, in occasione dell’udienza del processo “Corsi d’oro” che lo vede indagato per associazione per delinquere, truffa e frode fiscale nell’ambito dell’inchiesta sulla Formazione in Sicilia, l’onorevole sembrerebbe pronto a tornare a Montecitorio. E il Pd che farà? Accoglierà il deputato a braccia aperte o, come qualcuno sostiene, si lascerà scappare …l’occasione? Del resto al vertice del partito c’è quel simpatico giovanotto che, principalmente grazie alla campagna del parlamentare messinese, ha portato a casa la bellezza del 90% di preferenze alle primarie dicembrine del 2013 nella città dello Stretto. Quasi ventimila su 24.000 votanti a Messina hanno ritenuto Renzi in grado di rappresentare il futuro del partito, nonostante appena un istante prima avessero bocciato l’amministratore toscano preferendogli Bersani – al secolo appoggiato dalla frangia genovesiana che ha certamente avuto un peso importante nel 65% al primo turno e oltre il 70% al ballottaggio incassato a Messina dall’aspirante smacchiatore di giaguari in occasione di un’altra tornata di primarie, finalizzata a scegliere il candidato democrat in vista delle politiche del 2013-. E’ noto: da queste parti si fa presto a cambiare idea se è il caso.
Insomma le effigi sono le stesse ma oggi si vuol fare il gioco del restyling e il partito sceglie di usare l’immagine friendly dei suoi esponenti giovani. A Messina non va diversamente e si selezionano come frontmen quelli che nel preFormazioneGate sono stati bistrattati, lasciati soli, persino osteggiati, e che ora vengono spesi in prima linea per dire “ecco il cambiamento”. Un cambiamento che passa anche dalle terminologie: non tesseramenti (che ormai suona male di suo dopo i fatti del solito passato) ma adesioni che, in un secondo step, saranno valutate dal gotha romano, caso per caso.
(E qua dovrebbe partire la risata in sottofondo uso Benny Hill show).
Insomma il Partito Democratico di Messina prova a rifarsi la verginità passando da escamotage comunicativi neanche troppo originali, puntando sull’immagine dei pochi soggetti credibili che ha al proprio interno, mentre quantomai gattopardianamente, oltre i confini della piazza in cui la raccolta adesioni sta avendo luogo, si continua a perpetrare la stessa identica solfa di sempre: fatta di corsa alle poltrone, di spot, accordi e alleanze quantomai discutibili, condotte tutt’altro che chiare e ovviamente di scelte assolutamente allucinanti di cui la Anselmo è solo un eclatante esempio. Non resta che fare un serio in bocca al lupo ai duri e puri della prima ora. Ma, a proposito di immagini care al partito di centro (sinistra?), come non menzionare una massima usata da Obama che al tempo delle presidenziali americane fu celebrato neanche fosse stato un candidato del Pd: “il maiale col rossetto sempre maiale è”.
A buon intenditor poche parole.
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