Approvata alla Camera una mozione Ncd riformulata su suggerimento del sottosegretario ai Trasporti. Da Palermo, però, il ministro frena: “Dossier ora non è sul tavolo. Valuteremo, se lo vorremo, il rapporto costi-benefici”.
In queste ore è andato in scena uno scontro tutto interno all’Esecutivo Renzi sull’infrastruttura più discussa d’Italia, che continua ad alimentare polemiche e divisioni.
Questa mattina in aula a Montecitorio si sono votate le mozioni sulle iniziative per la conclusione dei lavori dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria e il potenziamento del sistema dei trasporti della regione Calabria. In questo contesto Sel ha presentato un testo, a prima firma Franco Bordo, nel quale si chiedeva al governo di impegnarsi a “confermare che la realizzazione dell’opera relativa al ponte sullo stretto di Messina rappresenti realmente un capitolo chiuso per l’attuale esecutivo, nonché ad astenersi da qualsiasi iniziativa volta a favorire in qualsiasi modo il rilancio e la realizzazione del progetto del ponte sullo stretto di Messina”.
Il governo, per bocca del sottosegretario Pd alle infrastrutture Umberto Del Basso De Caro, ha chiesto al gruppo di Nichi Vendola di modificare il testo, eliminando quel passaggio. Di fronte al rifiuto dei deputati di Sel di apportare la modifica, si è proceduto alla votazione per parti separate. Il passaggio del “no” definitivo al Ponte sullo Stretto è stato bocciato dall’Aula. Parallelamente è stata presentata quindi una mozione di Ncd, firmata da Dorina Bianchi, che sulla questione andava nel senso opposto. Anche in questo caso il governo ha chiesto la riformulazione. Ipotesi accolta dal gruppo degli alfaniani che ha limitato il senso del testo all’uso ferroviario dell’infrastruttura, ricevendo così il voto favorevole dell’Aula.
Il sottosegretario alle Infrastrutture Umberto Del Basso De Caro ha detto che il Governo è disposto a «valutare l’opportunità di una riconsiderazione del progetto del Ponte sullo Stretto come infrastruttura ferroviaria previa valutazione e analisi rigorosa del rapporto costi-benefici, quale possibile elemento di una strategia di riammagliatura del sistema infrastrutturale del Mezzogiorno».
Uno stop è arrivato anche dal viceministro dell’Economia, Enrico Morando: «Immagino che non ci siano le condizioni per riprendere in mano questo progetto. Questo stop and go su interventi di questa dimensione e caratteristiche non credo contribuisca a dare solidità alla prospettiva del Paese».