Tari e Tasi, due acronimi, due salassi. Nel primo caso, si tratta dell’imposta sui rifiuti: sì, sì, quelli che spesso ci ritroviamo a dover accantonare col piede per riuscire a gettare i nostri sacchetti nei cassoni dell’immondizia colmi e male odoranti. Nel secondo, dei cosiddetti servizi indivisibili. O, come sarebbe ovvio chiamarli a Messina, disservizi.
Quali che siano le ragioni che sottostanno alle palesi e clamorose falle nel sistema, ai cittadini l’idea di dover sborsare soldoni in cambio di poco o niente, non piace. E piace ancor meno se si pensa che i soldoni, a sto giro, sono anche di più. Un imponibile di di oltre 45 milioni di euro per la “felicità” dei contribuenti. Una cifra non ancora esattissima che dovrà tener conto sia del costo extra per aver scaricato fuori dall’orario a Motta S. Anastasia, (utilizzata per il conferimento dopo la chiusura della discarica di Mazzarrà), sia delle somme reclamate da Messinambiente, quelle stesse che l’amministrazione aveva negato alla partecipata finanche quando a chiederle fu l’ex “bambino d’oro” Alessio Ciacci, annunciato come il Messia e salutato dopo la sua richiesta di 250 mila euro in più al mese per la società che, da tempo, stenta a coprire i costi di gestione.
Dunque saranno 1,5 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente quelli che dovranno essere versati nelle casse pubbliche: un aumento che non rappresenta una novità per chi, già prima della fine dell’era Ciacci, aveva fatto bene i conti e compreso che queste sarebbero state le cifre. Nuova bozza dell’emendamento relativo all’aumento dei costi, pertanto, da allegare alla delibera che non è ancora approdata in consiglio per essere discussa dai 40 membri del consesso e che, anche volendo, l’Esecutivo non avrebbe potuto cancellare e riscrivere (ma solo emendare) per via dei tempi risicati.
Tempi risicatissimi anzi: due giorni in tutto prima che scadano i termini di tolleranza. Una tolleranza che in concreto fa sbuffare quei consiglieri consapevoli di avere poca scelta: “Se non la votiamo mettiamo nei guai la città”, ha commentato Mario Rizzo (Udc). E così, ancora una volta, arriverà in extremis l’atto, con l’unica possibilità, per l’Aula, di approvarlo.
Ma le 48 ore per l’approvazione riguardano anche un’altra tassa, quella sui servizi indivisibili. Un’imposta che, tutto considerato – compresi gli ottimi risultati di una lotta all’evasione condotta dall’ufficio tributi- dovrebbe portare nelle tasche di Palazzo Zanca poco più di 9 milioni e mezzo che, per l’appunto, dovranno essere redistribuiti nei servizi comunicali rivolti alla collettività. Ma, a quali servizi di preciso? E quanto sarà destinato a ciascuno di essi? Giuseppe Santalco (Felice per Messina) e Nina Lo Presti (Gruppo Misto) storcono il naso davanti ad alcune voci di destinazione dei fondi, reputandole non conformi a quanto previsto dalla norma.
Durante la seduta della prima commissione, riunitasi ieri, il videsindaco ha spiegato la ratio della rimodulazione della tabella redatta. Le modifiche apportate dall’assessore al bilancio, Guido Signorino, tendono a rivedere gli importi destinati in prima istanza ad alcuni dei servizi, quali la manutenzione delle strade ad esempio, che vengono drasticamente ridotte in questa seconda stesura, per canalizzare ulteriori risorse nel budget destinato alla Polizia Municipale che, evidentemente annaspa oltre l’accettabile.
Ma dunque, come saranno compensati gli importi distratti per alternativo scopo? Ci penserà il surplus del bilancio, secondo l’amministratore. Un avanzo che, non solo non è certo ci sarà ma, oltretutto, dovrebbe essere impiegato per mettere una toppa ai debiti fuori bilancio, stando a quanto segnalano Antonella Russo (Gruppo Misto) e Franco Mondello (Udc). Bilancio del quale, vale la pena sottolineare, non vi è ancora minima traccia.
Alle 19 di questa sera in commissione si discuterà nuovamente di Tasi, sperando di arrivare ad un punto fermo in vista della seduta di domani, termine ultimo per l’approvazione delle delibere relative le due imposte: due acronimi, due salassi.