Sono quattro i presunti scafisti arrestati a Messina dove sono sbarcati 683 profughi soccorsi in nel canale di Sicilia nei giorni scorsi.
Anche in questa occasione sono state fondamentali le testimonianze raccolte dalla Squadra Mobile, di concerto con i colleghi di Agrigento, che hanno ascoltato i racconti terribili di chi tenta la fuga disperata, rischiando la morte. Come è accaduto a due donne, i cui corpi sono giunti fino al porto messinese. I loro cadaveri erano a bordo di un quarto barcone agganciato nel Canale di Sicilia: i sopravvissuti sono stati fatti salire su un mezzo dei soccorsi e condotti a Lampedusa. Le due salme, invece, spostate sulla Diciotti perché dotata di celle frigorifere.
I quattro giovani, di diverse nazionalità, sospettati di far parte del gruppo di scafisti e dei loro complici che hanno portato i natanti verso l’Italia, sono: Dafe Sher, senegalese di 18 anni; Desmond Conteh, anche lui diciottenne, di Sierra Leone; Alì Bin Omar, 25 anni, tuinisino; infine Kwane Aprerk, ganese di 27 anni. Sono ora a disposizione del PM Francesco Massara, il magistrato di turno che ha coordinato le indagini.
Dei 683 immigrati soccorsi al Molo Marconi, la maggior parte di loro ha trovato ospitalità in città e provincia, mentre 200 sono stati spostati in pullman nei centri di accoglienza del nord del Paese.
Intanto la carneficina continua. E’ di stamattina la notizia dell’ennesimo naufragio di un barcone di migranti, avventuto domenica al largo della Libia E’ di almeno 37 morti il bilancio. In un primo momento era stato segnalato il ritrovamento di 7 cadaveri nella zona di Khoms, una citta’ che si trova ad un centinaio di chilometri ad est di Tripoli ma secondo quanto riferito da Mohamad al-Misrati, portavoce della Mezzaluna Rossa a Tripoli, alcuni pescatori hanno poi trovato nelle vicinanze altri 30 corpi.
Solo giovedi’ scorso, circa 200 cadaveri erano stati individuati dalla guardia costiera libica davanti alle coste di Zuwara, teatro di un doppio naufragio di migranti.