Forte Teatro Festival: domani il quinto appuntamento con “120 chili di jazz” di Cèsar Brie

Dopo il successo di pubblico riscosso nei primi quattro appuntamenti del Forte Teatro Festival, l’associazione culturale Il Castello di Sancio Panza presenta uno degli appuntamenti più straordinari della stagione teatrale estiva messinese.

Ad esibirsi sul palcoscenico del Parco ecologico San Jachiddu, sabato 25 luglio alle 21, il regista, drammaturgo e attore argentino Cèsar Brie con lo spettacolo “120 chili di jazz”.

11753737_959394707415162_2100951847_nIl momento più alto del Festival giunge con l’avventurosa storia di un uomo, Ciccio Mèndez, disposto a tutto per amore.  Il protagonista vuole entrare ad una festa per vedere la sua innamorata (che non sa di esserlo). Decide così di fingersi contrabbassista del gruppo jazz che allieterà la serata. Méndez non sa suonare il contrabbasso, ma con la sua voce da uomo delle caverne imita alla perfezione il suono delle corde. Dovrà riuscire a sostituire il vero contrabbassista del gruppo e a nascondere a tutti la propria incapacità di suonare lo strumento. Dietro questo racconto si celano tre amori. L’amore non corrisposto per una donna per la quale si finirebbe all’inferno; l’amore per il jazz, che aiuta Ciccio Méndez a sopportare la sua immensa solitudine, e l’amore per il cibo, nel quale il protagonista trova brevi e appaganti rifugi e consolazioni.

Come afferma lo stesso Cèsar Brie, “Ciccio Méndez non è mai esistito. Nasce dalla cattiva abitudine di due amici robusti che ho perso di vista i quali, seduti ai miei fianchi in una classe del Colegio Nacional Sarmiento a Buenos Aires, mi facevano fare la parte del prosciutto nel panino, schiacciandomi in mezzo a loro”.

Cèsar Brie nasce a Buenos Aires, in Argentina, nel 1954, ma la sua vicenda personale lo porta in giro per il mondo attraverso universi differenti e paralleli tra loro: dai centri sociali di Milano, dove arriva da esiliato a metà degli anni Settanta, mentre il suo Paese è in mano alla dittatura militare, alla Danimarca, dove si trasferisce per lavorare con l’Odin Teatret di Eugenio Barba, passando per la Bolivia, dove fonda il Teatro De Los Andes.

Ideatore del collettivo Tupac Amaru, conosce e lavora con Danio Manfredini e si immerge corpo e anima nella stagione del teatro politico.

Il suo teatro incarna la metafora, passionale e drammatica, dell’uomo sudamericano e di quel continente che deve fare i conti con delle tragiche prospettive politiche; un teatro che contiene le moltitudini di uomini indomiti, i tumulti di Buenos Aires, le malinconiche distese della Patagonia, ma anche i colori e gli umori della Bolivia e del suo popolo, fino a giungere agli ardori personali di un uomo audace, amante delle donne e della bellezza tutta. “120 chili di jazz”, “Nella tana del lupo”, “Il mare in tasca”, “Solo gli ingenui muoiono d’amore” sono solo alcune delle opere che custodiscono la primordiale bellezza dell’arte drammaturgica di Cèsar Brie: potenza immaginativa e movimento prendono forma attraverso personaggi apolidi, svincolati da confini geografici e mentali, materia libera, che non appartiene a nessuno, proprio come i grandi sentimenti umani. Dolore, gioia, amore, desiderio.

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