Il nuovo capitolo aperto sul futuro del Porto di Tremestieri, la cui storia decennale è costellata di polemiche, dettate dalla palese inefficienza che ha sempre condizionato l’utilizzo del secondo approdo, è al centro dell’ultimo intervento politico di quelli che si possono definire gli extraccorintiani Sturniolo e Lo Presti.
I consiglieri comunali, che sulla vicenda dell’approdo a sud sono sempre stati vicini alle battaglie del Comitato La Nostra Città, si sono soffermati sul ruolo politico di Accorinti e della sua Giunta, che auspicano la concessione dei poteri speciali per risolvere l’eterna emergenza, contestando come questa richiesta di centralizzazione del potere non sia giustificata, visti i risultati prodotti anche in precedenti situazioni.
In pratica lanciano l’ennesimo richiamo a “non fidarsi” di quei meccanismi che prima lo stesso pacifista contestava, e di cui adesso sembra “stregato” o perlomeno oltremodo fiducioso.
“E’ di qualche giorno fa la notizia dell’allargamento della circoscrizione dell’Autorità Portuale fino all’area nella quale dovrà sorgere il nuovo porto – scrivono Sturniolo e Lo Presti – Sembra incredibile tanto afflato per la sospensione della democrazia da parte di un gruppo di persone che pure ha partecipato alla lotta contro la costruzione del Ponte sullo Stretto.
Se, da una parte, l’Autorità Portuale è ente privo di meccanismi di controllo da parte della comunità messinese visto che il proprio organo deliberativo (il Comitato Portuale) è in mano agli operatori economici del Porto, i poteri speciali, consentono che l’approvazione dei progetti (salvo per la valutazione d’impatto ambientale) da parte del commissario delegato sostituisca visti, pareri, autorizzazioni e concessioni di competenza di organi statali, regionali, provinciali e comunali, costituisca variante allo strumento urbanistico generale e comporti la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza ed indifferibilità dei lavori. Si tratta, in sostanza di una centralizzazione dei poteri formidabile, giustificata dalla necessità di accelerare le procedure, ma che ha sortito il risultato di generare processi per corruzione in molti dei casi in cui è stata applicata.
Non è difficile ricordare il caso più clamoroso di poteri speciali, quelli che hanno fatto capo alla figura di Bertolaso, capo della Protezione Civile, e degli uomini a lui collegati. E’ stato quello un vero e proprio sistema che sotto l’ombrello dell’emergenza ha sperperato miliardi di euro. Disastri naturali, grandi eventi e grandi opere sono stati trattati per un decennio attraverso il sistema commissariale. E’ stata la politica della Shock economy iniziata con la vicenda dei rifiuti a Napoli, continuata con la finta ricostruzione de L’Aquila e proseguita con Tav, Mose e, appunto, Ponte sullo Stretto.
I poteri speciali verranno poi assegnati anche ad eventi sportivi, politici, culturali: il Giubileo, il G8 alla Maddalena (e poi a L’Aquila), i campionati mondiali di Nuoto. I poteri speciali vengono dati anche al Sindaco di Messina per l’emergenza traffico, per la nocività causata dai Tir in transito in pieno centro cittadino. Quei poteri dovevano, appunto, servire a decongestionare il centro attraverso la realizzazione degli svincoli e l’approdo a Sud. Hanno prodotto un imponente contenzioso legale (che vale circa il 10 per cento potenziale del Piano di Riequilibrio) e dei moli d’emergenza a Tremestieri, che hanno perso rapidamente la loro ragion d’essere lasciando inalterato il problema del transito dei Tir, nonostante il numero complessivo di questi si sia nel tempo ridotto a causa della crisi economica.
La Relazione sul rendiconto della contabilità speciale per l’emergenza traffico Messina (ec OPCM n. 372) della Corte dei Conti fotografa in maniera impietosa i risultati negativi della gestione commissariale a Messina. I magistrati contabili rilevano, infatti, che “limitando l’analisi alla gestione emergenziale, è evidente che nel corso degli anni compresi tra il dicembre 2007 e il 30 settembre 2012, alcune tra le opere di maggiore rilievo non erano state, di fatto, eseguite o completate, sicché l’azione amministrativa non appare, nel complesso, particolarmente efficiente”. A dimostrazione che sono mal riposte le fideistiche speranze in una buona e rapida esecuzione dei lavori laddove questi vengono “liberati” dai controlli democratici.
E’ paradossale dunque, che proprio chi assume la legalità come orizzonte principale della propria azione sia così indulgente, per convenienza amministrativa (la stessa abbracciata da chi ha preceduto l’attuale amministrazione), nei confronti di procedure che hanno dimostrato assumere carattere criminogeno a causa della cancellazione dei controlli e dell’accentramento dei poteri. E’ il segno, questo, di una assenza di visione politica, di superficialità nell’agitazione delle parole d’ordine, laddove non si è in grado di cogliere le conseguenze delle scelte politiche e i pronunciamenti hanno le sembianze dell’idealità ma la sostanza dello slogan.
Per la eventuale conta dei debiti derivati da progettazione e costruzione del Porto di Tremestieri rimandiamo la verifica a tra qualche anno”.