Continuano le stranezze nella campagna di aiuti alla città strutturalmente più colpita dall’alluvione del novembre scorso. Pensando alle aziende colpite, alle strade franate ed ai ponti crollati, alle scuole quel giorno invase dal fango fino al primo piano, a molti sembra un miracolo o un regalo del fato che non vi siano state vittime. Adesso però a mancare è l’altro aiuto, quello più “umano” delle istituzioni. Dopo la catastrofe molti comuni vicini hanno fatto tanto per dare i primi soccorsi pur non potendo raggiungere fisicamente la città, cominciando da una Milazzo veramente impegnata in iniziative di raccolta fondi, viveri e vestiti per coloro che avevano perso tutto lasciando di fretta le abitazioni. Aiuti che tra mille difficoltà sono arrivati, nonostante i disagi su un po’ tutte le strade di accesso, con la stessa A20 per un breve periodo interrotta e di lì l’importante arteria della via Kennedy invasa dai detriti di ben tre fonti, tra i torrenti Idria e Longano e la famosa “Saia dei Cappuccini” .
Ed il resto, come il famoso ponte del Longano e le vie del centro ad esso collegate , è storia in immagini e reportage “fai da te” su youtube. Una città che d’improvviso si scoprì spezzata in due non solo nell’umore ma anche nella realtà viaria, con una Pozzo di Gotto che non poteva comunicare con Barcellona neppure telefonicamente, causa le linee a singhiozzo. Eppure appena finito il ciclone anomalo registrato dai climatologi come “pseudo-tifone africano” tutti si sono impegnati ad andare ad aiutare, fin dove potevano arrivare, chi nel frattempo con incredulità capiva di aver perso anni di vita in poche ore. Un impegno che ha fatto sì che i primi soccorsi esterni trovassero le strade in buona parte sgombre, col fango sì accatastato ai lati dei marciapiedi ma con la viabilità semi-ripristinata.
I barcellonesi la buona volontà ce l’hanno messa tutta in quei giorni, meravigliando persino se stessi
con la scoperta di un sentimento di unità solidale mai pensato. Ed oggi? Oggi arriva “il tradimento” delle istituzioni, come dice qualcuno che ancora non si dà pace. E se è vero che arrivano i primi euro, appena mezzo milione però, per l’avvio della sistemazione delle vie ancora impercorribili, le aziende e le piccole e medie imprese già messe in ginocchio dalla crisi e con l’alluvione davvero “annegate” sono in attesa degli aiuti promessi, agonizzanti o direttamente chiuse tanto che non sono mai del tutto scomparsi, e lo si può notare bene camminando per le strade cittadine, i cartelli recitanti “chiuso definitivamente per alluvione”.
Ma si sa, dopo il “buon cuore degli Italiani” sono le istituzioni, nel nostro caso soprattutto la Regione, a dover mettere mano al fondo per le calamità naturali facendosi mediatori con le banche per i famosi prestiti per la ricostruzione o la riapertura. E le istituzioni italiane e specie siciliane hanno un cancro sinora imbattuto che si chiama “burocrazia” . Un male così violento che impedisce anche i prestiti, somme che vengono cioè solo anticipate per poi venir restituite; mica donazioni a fondo perduto. Ma deve essere la Regione ad avviare la contrattazione. E la Regione Sicilia, almeno a sentir le banche che dopotutto in ogni caso hanno sempre da guadagnarci, a sei mesi dall’alluvione non ha ancora sbrigato tutte le scartoffie dovute così che in molti in questi giorni si vedono recapitare a casa lettere in cui gli istituti di credito si dicono “dispiaciuti di comunicare che la pratica per ottenere il prestito agevolato richiesto non è stata e non potrà ancora essere evasa.
La causa? “Ad oggi nessuna comunicazione utile è giunta dalla Regione.” Che aspettino la fine della guerra detta “campagna elettorale” ? In questo caso forse per Natale ce la si farà ma a quel punto la città potrebbe essere davvero definitivamente a terra e neppure Babbo Natale riuscirebbe a far miracoli. (CARMEN MERLINO)