di Michele Schinella– Il provvedimento di revoca della concessione, firmato dal dirigente del Patrimonio Natale Castronovo è datato 5 marzo del 2014. Il Tribunale amministrativo regionale, il 26 settembre del 2014, l’ha ritenuto legittimo. Dello stesso segno la pronuncia del 28 gennaio 2015 del Consiglio di Giustizia amministrativa.
Eppure, l’enorme gazebo di legno coperto da telone marrone e le decine di tavolini e divanetti di finta pelle bianca, piazzati a fianco della Fontana del Montorsoli, proprio sotto il campanile del Duomo di Messina, sono ancora là. Carmelo Picciotto, il presidente di Confcommercio Messina e titolare del locale La Dolce Vita, non paga il canone di occupazione del suolo pubblico (Cosap) da anni, ma non ha alcuna intenzione di liberare uno degli spazi più suggestivi della città che occupa abusivamente. Neppure dopo che i suoi legali Santi Delia e Alessandro Visigoti non sono riusciti a “incantare” i giudici amministrativi .
Vista l’ostinata volontà di Picciotto di non ottemperare al provvedimento di revoca, secondo la legge dovrebbe intervenire l’amministrazione comunale. Invece, impegnata nella lotta all’ambulantato abusivo combattuta a colpi di sequestri di frutta e mercanzia di poco valore, il Comune non riesce ad eseguire il provvedimento nei confronti del presidente dell’organismo che rappresenta tutti i titolari di esercizi commerciali di Messina. Gli assessori di Accorinti astrattamente competenti giocano a rimpiattino.
SCARICABARILE IN GIUNTA
Sebastiano Pino, l’assessore al Patrimonio, afferma: “Il provvedimento di revoca della concessione è stato trasmesso al Dipartimento Edilizia privata per l’esecuzione coatta”. Sergio De Cola, assessore all’ Urbanistica e Lavori pubblici, dal canto suo, cade dalle nuvole: “Non ne so nulla. Domattina mi informo dal dirigente e le faccio sapere se e perché non si sia proceduto allo sgombero coatto”.
L’impegno dell’assessore De Cola però non porta a nulla di concreto. I ripetuti tentativi di contatto telefonico hanno per tutta la giornata una risposta: “Ora non posso. La richiamo”. Dopo un sms, alle 18 e 27, il messaggio dell’assessore: “Oggi non ho trovato il responsabile del servizio Roberto Bicchieri. Risentiamoci domani”
Mentre l’assessore Pino e il collega di De Cola si rimpallano le competenze, il presidente di Confcommercio Picciotto da alla Giunta “lezioni” proprio sulla Cosap.
Il 15 aprile 2015 un comunicato stampa diffuso dal suo addetto stampa Davide Gambale, direttore di un testata giornalistica, dice: “L’amministrazione metta mano al regolamento di occupazione suolo pubblico. E’ impensabile che la tassa di occupazione del suolo pubblico sia così elevata”.
REGOLAMENTI E PROPAGANDA
Nel settembre scorso, il regolamento comunale per il rilascio delle concessioni e per l’applicazione del canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche (Cosap), approvato il 29 dicembre 2011, era stato impugnato da alcuni titolari di locali, assistiti dal legale Santi Delia. Oggetto del ricorso non l’intero regolamento ma solo una norma transitoria che prevedeva l’applicazione delle nuove tariffe anche alle concessioni rilasciate in precedenza. In sede cautelare, il Tar aveva rigettato in quanto questa norma non era stata applicata a nessuno. Il 16 gennaio del 2015, il Consiglio di giustizia ha invece accolto il ricorso, sospendendo questa norma, ma solo al fine di una decisione rapida nel merito.
Benché si sia trattato di una decisione di nessun effetto, la Confcommercio di Picciotto ha esultato come se fosse stato abolito l’intero regolamento: “Il Cga ha ritenuto valida la contestazione dell`aumento dei canoni decretato nel 2011 ed esteso anche agli esercenti che avevano ottenuto le concessioni precedentemente alla modifica del regolamento”, si legge in un comunicato stampa.
ORDINE DI CHIUSURA
Sul collo de La Dolce Vita di Carmelo Picciotto, che non ha risposto a vari tentativi di contatti telefonici, c’è pure un provvedimento di chiusura del locale (sempre per morosità) datato 12 dicembre 2014 e firmato dal dirigente Castronovo.
CURIOSA GIUSTIZIA
L’ordinanza di chiusura, impugnata per conto di Picciotto dal legale Nicolò D’Alessandro, è stata sospesa il 28 gennaio 2015 dal Tribunale amministrativo regionale nonostante in questo caso il Comune si fosse costituito con il legale (omonimo) Carmelo Picciotto: non perché ad un primo esame apparisse fondato, bensì perché “fosse opportuno esaminarlo unitamente al provvedimento di revoca della concessione”. Proprio di quel provvedimento che altra sezione dello stesso Tar (e poi il Cga) da 5 mesi aveva già ritenuto legittimo, segnando il destino dei divanetti bianchi e del gazebo. (www.micheleschinella.it)