La Juventus è campione d’Italia, per la quarta volta consecutiva. Grazie al successo maturato a Marassi contro la Sampdoria nel primo anticipo della 34^ giornata (1-0 firmato Vidal), i bianconeri raggiungono quota 79 punti, divenendo irraggiungibili per le due capitoline. Le più immediate inseguitrici, infatti, devono ancora giocare 5 partite ma, essendo rispettivamente a meno 17 (la Lazio) e meno 18 (la Roma), non potranno comunque sovvertire l’esito del torneo. Alla Vecchia Signora sarebbe bastato anche un pareggio al “Ferraris”, alla luce del bilancio positivo degli scontri diretti.
In totale gli scudetti sono 31, seguendo la contabilità ufficiale della Figc, ma sul campo se ne contano 33, compresi i due revocati in seguito all’inchiesta di Calciopoli.
Un titolo strameritato quello della Juve, mai in discussione per tutto il girone di ritorno anche grazie al progressivo crollo della Roma, che si era invece presentata al giro di boa a un tiro di schioppo dalla capolista. Il ruolino di Madama al momento parla di 24 vittorie, 7 pareggi e 3 sconfitte (tutte rimediate fuori casa, contro Genoa, Parma e Torino). Inviolato invece lo Stadium, che ha visto i piemontesi imporsi in 15 occasioni e dividere la posta soltanto con Sampdoria e Inter. A meri fini statistici ricordiamo i punti totalizzati dalle Juventus scudettate di Conte nelle ultime tre stagioni: 84 nel 2011-12 (+4 sul Milan), 87 nel 2012-13 (+9 sul Napoli) per arrivare ai 102 da record nella scorsa annata 2013-14 (+17 sulla Roma). Mancando quattro match alla fine del campionato, questa Juve può arrivare a 91.
Proprio l’attuale ct della Nazionale merita un’appendice: quando abbandonò la nave a ritiro iniziato, era la metà di luglio, aveva dichiarato che sarebbe stato molto difficile ripetersi per il quarto anno consecutivo. Previsione rivelatasi errata: disarmante la superiorità bianconera nei confronti della concorrenza.
Volendo individuare due facce dell’ennesimo successo sabaudo, una menzione particolare meritano Carlos Tevez e Massimiliano Allegri. L’Apache, attuale capocannoniere dall’alto delle sue 20 reti, ha trascinato i suoi costantemente, rappresentando sempre un valore aggiunto. Negli ultimi 30 metri e non solo: effetto di una disponibilità al sacrificio senza pari, pur essendo un top player di livello assoluto. Il secondo, insediatosi tra lo scetticismo generale, ha zittito i detrattori a suon di concretezza. Dopo un approccio intelligente e soft, sfruttando la scia del lavoro del predecessore (giusto ripartire dal 3-5-2), l’allenatore toscano ha saputo dare una propria impronta alla squadra: basti pensare al passaggio al modulo difensivo a quattro, praticamente con gli stessi uomini che aveva a disposizione Conte. Anzi no, con un Barzagli in meno e un Evra in più. Con tutto il rispetto per l’esperto terzino transalpino, cresciuto progressivamente, i meriti di Max sono enormi. Oltretutto il 4-3-1-2 si è dimostrato sistema di gioco più idoneo al proscenio europeo: non a caso la Juve fra 4 giorni tornerà a disputare, dopo 12 anni, una semifinale di Champions League: Conte nella massima competizione continentale si era fermato ai quarti. Ma per parlare dell’affascinante doppia sfida contro il Real Madrid ci sarà tempo, il discorso vale anche per la finale di Coppa Italia che vedrà Pirlo e compagni affrontare l’ottima Lazio di Pioli.
Intanto, c’è un tricolore tutto da festeggiare: l’Italia del calcio, ancora una volta, è bianconera.