Negli ultimi anni sono stati segnalati diversi casi di malattie degenerative legate alla terza età, come ad esempio l’Alzheimer e la demenza senile.
Ma di cosa stiamo parlando veramente quando nominiamo queste patologie? Innanzitutto occorre precisare che non si tratta della stessa cosa.
L’Alzheimer prende il nome dallo scienziato tedesco che, nel 1906, descrisse per la prima volta questo morbo, Alois Alzheimer.
Anche se ancora non si hanno precise certezze circa le cause e l’insorgenza di questa malattia, si sa ormai per certo che essa è collegata ad ammassi di cellule e filamenti che si annidano nel cervello.
I primi sintomi spesso vengono scambiati per semplici dimenticanze, dovute magari a periodi di stanchezza o stress, ma con il progredire della malattia iniziano problemi linguistici, nelle relazioni, di memoria, e presto qualsiasi attività quotidiana diventa uno scoglio insormontabile.
Spesso insorge un comportamento aggressivo, che di solito evolve poi, con il peggiorare delle condizioni fisiche, in uno di stanchezza e apatia. Nonostante nella fase finale spesso i malati non possano più parlare, si è notato che rimangono comunque consapevoli delle proprie emozioni, pur magari non essendo in grado di capire o ricordare cosa le ha generate.
Tipici sintomi riconducibili alla malattia di Alzheimer quindi sono, riassunti: importante perdita di memoria, difficoltà nella risoluzione di problemi, fatica nello svolgere le attività della vita quotidiana, perdita del senso del tempo e confusione di luoghi, difficoltà visive nell’interpretare i rapporti spaziali (es: non riconoscersi alo specchio), problemi con le parole, non trovare più gli oggetti o la strada, ridotta capacità di giudizio, impossibilità di lavorare, cambiamenti di umore e personalità.
Il morbo di Alzheimer è stato anche recentemente protagonista di una bella pellicola di Richard Glatzer e Wash Westmoreland con Julianne Moore, intitolato Still Alice, che racconta la drammatica storia di una docente universitaria e madre di tre figli, la cui vita viene completamente sconvolta dall’avvento di un rara forma di Alzheimer precoce, che la colpisce a soli cinquant’anni di età. Singolare è il fatto che, quando è nata l’ida di adattare il romanzo “Perdersi” scritto nel 2007 dalla neuroscienziata Lisa Genova per trasformarlo in un film, al regista Richard Glatzer era stata appena diagnosticata una forma di SLA, un’altra fatale malattia degenerativa dal percorso lungo e difficile.
La demenza senile invece è una definizione più ampia, in cui rientrano anche i casi di morbo di Alzheimer, ma non solo. Si tratta di una degenerazione delle cellule celebrali dovuta all’invecchiamento e alla predisposizione genetica, oltre che ad alcuni fattori di rischio come il fumo e l’abuso di alcool. In alcuni casi la demenza può avere un’origine vascolare, mentre in una piccola percentuale le cause sono traumatiche, tossiche, tumorali o infettive.
In ogni caso, l’avvento di questo tipo di malattia comporta un totale sconvolgimento delle capacità, delle abitudini e della vita stessa del paziente. Una volta che la malattia è diagnosticata non esistono vere e proprie cure, ma piuttosto terapie sintomatiche o aiuti farmacologici non risolutivi.
Ciò che ciascuno di noi può invece fare è lavorare sulla prevenzione di tali malattie, prevenzione che si articola su vari livelli.
Innanzitutto una dieta adeguata riduce molto il rischio di degenerazione celebrale. Mangiare a sufficienza ma non in eccesso, fare piccoli pasti, introdurre livelli adeguati di vitamine, Sali minerali e omega 3. Molto consigliata è la classica dieta mediterranea, ricca appunto di grassi insaturi fondamentali per il cervello; è importante soprattutto consumare buone quantità di pesce e di semi oleosi, questi ultimi spesso sottovalutati nel loro potere nutritivo e invece vere e proprie miniere di salute.
Anche l’acido folico, normalmente contenuto in tutte le verdure a foglia, è un grande alleato per il cervello, tanto che viene abitualmente somministrato tramite integratori alle donne in gravidanza, per stimolare il corretto sviluppo neurologico del feto.
Un altro pilastro fondamentale per le prevenzione di tali malattie è un moderato ma costante esercizio fisico. Dedicare ogni giorno una mezz’ora almeno ad un bella passeggiata, meglio ancora se a contatto con la natura, è una pratica di vera e propria igiene mentale, anche perché aiuta a tenere sotto controllo ipertensione arteriosa, colesterolo elevato, obesità e stress, che rappresentano pericolosi fattori di rischio per questo tipo di malattie.
È necessario però che all’esercizio fisico si accompagni un quotidiano esercizio mentale, per tenere in allenamento i propri emisferi celebrali. Quiz, enigmistica, ragionamenti, calcoli, sono tutti modi per aiutare il cervello a funzionare sempre nel modo migliore. Molto importanti anche i giochi di strategia come gli scacchi e, perché no, il poker. È possibile allenare il proprio cervello in svariati tipi di giochi e giocare virtualmente senza spendere soldi reali.
Ultimo ma non ultimo, per la corretta prevenzione delle malattie è altamente consigliata una buona igiene del sonno, che preveda sonni regolari e sufficientemente lunghi, letti e cuscini comodi che sostengano bene il corpo, e naturalmente nessun ricorso ad alcolici o farmaci per indurre il sonno. Molto meglio imparare a rilassarsi con un buon libro, un bagno caldo o un massaggio, che potrebbero diventare parte di un rituale serale che ci aiuti ad addormentarci in fretta e ad avere un sonno di qualità.
Credit: PokerStars