Dopo 9 lunghi anni è terminato il calvario di Tullio Lanese, illustre ex arbitro messinese ed ex presidente dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri), coinvolto nello scandalo di Calciopoli nel 2006, proprio quando stava svolgendo il suo settimo anno di presidenza. Nove anni di accuse e di dubbi, verso un uomo che ha sempre svolto la sua professione con eleganza, stile e trasparenza, sia da arbitro che da presidente. Nove anni terminati proprio nella giornata di oggi, 24 marzo, quando la Cassazione ha respinto il ricorso della Procura Generale che aveva chiesto l’annullamento della sua assoluzione, avvenuta nel dicembre 2012 presso la Corte d’Appello. Termina dunque la lunga battaglia di Lanese che, raggiunto al telefono da Ciccio Manzo, ha espresso la sua soddisfazione, così come la sua stanchezza: “In questo percorso ho avuto tanti nemici – afferma l’ex arbitro messinese – ma ho avuto la fortuna di incontrare anche tanti amici che mi hanno espresso nel tempo la loro solidarietà ed è per questo che, al termine di questo lungo cammino, ringrazio chi mi è stato accanto. Al momento non ho intenzione di prendermi nessuna rivincita – conclude Lanese – ma preferisco riposarmi, facendo riposare anche la mia famiglia”. Tullio Lanese si trova al momento a Napoli, insieme agli amici ed al suo avvocato, Giuseppe Napoli del foro di Catania.
Lanese e Calciopoli: la storia, dal 2006 ad oggi – L’incubo per il noto fischietto inizia nel marzo del 2006, quando viene raggiunto da un avviso di garanzia per i noti fatti di Calciopoli. Lanese, all’epoca presidente dell’Aia, decide di autosospendersi immediatamente, lasciando così l’incarico che, affidato inizialmente da Luigi Angolin come commissario speciale, verrà ricoperto, dopo le elezioni svoltesi nel novembre dello stesso anno, da Cesare Gussoni. Al termine del processo sportivo, viene inibito dalla Corte Federale per 2 anni e mezzo, con la Camera di Conciliazione e Arbitrato del Coni che diminuirà la sanzione ad 1 solo anno. La Procura di Napoli, iniziato il processo di Napoli, chiede il rinvio a giudizio per associazione a delinquere finalizzata a forde sportiva. Nel dicembre 2009 Lanese viene condannato in primo grado a 2 anni di reclusione con rito abbreviato. Si attribuiva al presidente dell’Aia un’influenza tecnica e operativa sugli arbitri e sulle designazioni, cosa che lo stesso Lanese aveva sempre smentito. Gli dà ragione la Corte d’Appello di Napoli, che nel dicembre 2012 ribalta la sentenza di primo grado assolvendolo. La Procura Generale, successivamente, impugna la sentenza chiedendo l’annullamento dell’assoluzione. Richiesta che, come spiegato dall’avvocato Napoli, è stata ritenuta inammissibile dalla Cassazione.
Lanese, dal fischietto alla scrivania – Si chiude così la quasi decennale vicenda che ha visto coinvolto, fra i tanti personaggi dello sport italiano, anche il messinese Tullio Lanese, celebre già da arbitro. Nella sua carriera, si ricordano i 14 anni di direzione nei massimi campionati italiani, quelli di Serie A e B, dal 1978 al 1992 e i 5 anni da arbitro internazionale, dal 1986 al 1992, quando all’età di 45 anni decise di “appendere il fischietto al chiodo”. Tullio Lanese ha diretto ben 38 gare da internazionale, partecipando alle Olimpiadi di Seoul del 1988, ai Mondiali Under 20 del 1989 in Arabia Saudita ed alle “notti magiche” dei Mondiali di Italia ’90. Durante il suo ultimo anno da internazionale dirige anche la semifinale di Euro 1992 fra Svezia e Germania, ma probabilmente la più grande soddisfazione per Lanese arriva nel 1991, quando viene designato come arbitro della finale di Coppa dei Campioni fra Stella Rossa e Marsiglia, giocata allo stadio San Nicola di Bari. Sono invece 159 le partite dirette in Serie A, fra cui un derby di Milano, due derby di Genova e tanti altri big match, così come due finali di Coppa Italia, nel 1986 e 1989, e la Supercoppa Italiana del 1991 fra Sampdoria e Roma. Dopo il ritiro, Lanese diventa designatore degli arbitri di Serie C, dal 1994 al 1998. Viene dunque eletto per 2 volte presidente dell’Aia: prima nel 2000, poi nel 2004. Il suo secondo mandato, però, si conclude come detto in precedenza nel 2006, quando scoppia il caso Calciopoli. @CiccioManzo e @SimoneIntelisano