Se a Rudi Garcia avessero detto prima che sostituendo Totti e De Rossi – in 10 uomini – avrebbe rimontato un gol alla Juve, probabilmente avrebbe costretto i due romani de Roma a guardare la grande sfida in un pub di Testaccio.
L’attesissimo monday night dello stadio Olimpico, conclusosi sull’1-1, ha regalato i fuochi d’artificio a ridosso dell’ultimo quarto di gara. Fino al minuto 63 è stata una partita a scacchi, con i bianconeri a graffiare saltuariamente e Buffon spettatore non pagante. Padroni di casa senza idee e, probabilmente, vittime di eccessivo timore reverenziale, consci del fatto che una sconfitta avrebbe chiuso definitivamente i giochi per il tricolore.
L’espulsione di Torosidis ha innescato la miccia: sulla punizione conseguente Carlitos Tevez, travestitosi da Pirlo, ha dipinto la punizione del vantaggio. A quel punto è stato bravissimo Garcia a capovolgere l’inerzia del match azzeccando tutti e tre i cambi: dentro Florenzi, Iturbe e Nainggolan a suonare la sveglia, fuori Ljajic e i due capitani, “presente” ed eterno futuro. E paradossalmente proprio senza i suoi due uomini simbolo, forse eccessivamente compenetrati, la Roma ha riscoperto quel cuore cantato da Antonello Venditti in entrambi gli inni che incorniciano gli incontri casalinghi. Al 78′ la zuccata di Keita, fido scudiero del buon Rudi, ha consentito ai capitolini di agguantare un pareggio insperato, considerato che il portierone avversario si era sporcato i guanti per la prima volta 6 minuti prima, allungandosi su un colpo di testa di Manolas.
Per quanto la storia abbia regalato pagine di grandi rimonte, le prime due della classe restano separate da 9 punti: ad oggi non si può certo parlare di campionato riaperto. Tuttavia, per i giallorossi, la reazione d’orgoglio di stasera può rappresentare la base per un finale di stagione in crescendo. E la Juventus non ha sfoderato il killer instint richiesto, non è la prima volta.
Analizzato il piatto forte del venticinquesimo turno, scendiamo di un gradino. Per il terzo posto, dopo la sconfitta dei partenopei a Torino, adesso è bagarre assoluta con tre squadre nello spazio di altrettanti punti: Napoli 45, Lazio 43, Fiorentina 42.
Kamil Glik, cuore di capitano e spauracchio vero sulle palle inattive, ha colpito ancora. Un’incornata del difensore goleador ha riportato con i piedi per terra i ragazzi di Benitez, costretti ora a guardarsi le spalle, e al contempo è valso ai granata il dodicesimo risultato utile consecutivo, una serie da urlo. Entrambe erano reduci dal giovedì continentale da leoni, al pari di Inter e Fiorentina, altre due delle “magnifiche cinque” qualificate agli ottavi di Europa League che il calendario ha curiosamente subito messo di fronte in campionato.
A San Siro è maturato il medesimo risultato, ma ad imporsi per 1-0 in questo caso sono stati gli ospiti, che hanno sbancato la Scala del Calcio con un altro acuto di Mohamed Salah, il formidabile trequartista 22enne che il Chelsea ha ben pensato di “sbolognare” nell’ambito dell’affaire Cuadrado. Peccato che ad oggi l’ago della bilancia penda decisamente verso Firenze: il colombiano a Londra sta facendo la comparsa, l’egiziano in un mese lo ha già fatto dimenticare a suon di gol e giocate decisive. E il fatto che nelle casse della società di Della Valle, oltre al prestito con diritto di riscatto del Faraone (El Shaarawy ci perdonerà), siano finiti oltre 30 milioni di euro non può che far propendere per la standing ovation a sfondo gigliato. La compagine nerazzurra, dal suo canto, ha fatto un passo indietro rispetto alle ultime uscite. Anche se cedere il passo alla lanciatissima Viola di questo periodo, capace di espugnare il “Meazza” pur chiudendo in 9 uomini, ci può serenamente stare. Con buona pace di un Roberto Mancini apparso sin troppo pindarico in sede di commento: “Se avessimo pareggiato, poi avremmo anche potuto vincere”. Già.
Venendo adesso alla Lazio, i biancocelesti, trascinati da Felipe Anderson, si sono guadagnati la copertina della domenica pomeriggio, andando ad espugnare autorevolmente il “Mapei Stadium” con un 3-0 che non ammette repliche di sorta. Il Sassuolo, per sua fortuna, aveva messo tanto fieno in cascina nel girone d’andata: malgrado i 3 K.O. di fila, ruolino figlio anche di un’escalation d’infortuni, il margine di nove punti sulla zona rossa permette ai neroverdi di dormire sonni tranquilli.
Non riesce a decollare il Milan che nell’unico anticipo del sabato, disputatosi al “Bentegodi” di Verona, non è andato oltre lo 0-0 contro il Chievo. Altra prova incolore dei rossoneri: gli uomini di Inzaghi, parsi ancora una volta privi di un’identità di gioco degna di tal nome, galleggiano tra le due metà della graduatoria.
Nessun gol anche tra Palermo ed Empoli. C’era molta attesa per la sfida tra due delle più belle realtà della Serie A 2014-15, le emozioni al “Renzo Barbera” non sono mancate, tutt’altro, ma la bravura dei due portieri Sepe e Sorrentino, complice un pizzico di imprecisione delle bocche da fuoco, ha fatto sì che le reti restassero immacolate, punticino in ogni caso utile a muovere la classifica.
In coda si aggrava ulteriormente la posizione del Cagliari, superato a domicilio dal Verona della premiata ditta Toni-Juanito Gomez feat. Hallfredsson e adesso braccato dal sorprendente Cesena, che grazie al successo di misura sull’Udinese – griffato Rodriguez – si è portato ad una sola lunghezza dai sardi (fermi a quota 20) e a 4 punti dal quartultimo posto, attualmente appannaggio dell’Atalanta, anch’essa capitolata tra le mura amiche. Gli orobici son riusciti nell’impresa di far risorgere la Sampdoria: i blucerchiati non vincevano dalla notte dei tempi ma, sebbene fossero in formazione rimaneggiata, hanno violato in rimonta l’”Atleti Azzurri d’Italia”, all’esito di una gara che fino a una ventina di minuti dalla fine era saldamente in mano alla Dea. Primi sprazzi di Muriel, autore di un gol da cineteca: Mihajlovic può tornare a sorridere.
Questo lo screening della sesta giornata del girone di ritorno, un’altra giornata monca stante la mancata disputa di Genoa-Parma, rinviata in attesa che le istituzioni in settimana prendano definitivamente posizione sulla drammatica situazione in cui versa il sodalizio emiliano. Ne va dell’immagine del nostro calcio, già di per sé non eccelsa.