Mafia e ‘ndrangheta, a Messina il primato: in riva allo Stretto le richieste più elevate di “pizzo”

“I commercianti della provincia di Messina sono quelli che ricevono le richieste di ‘pizzo’ più elevate, la città è al centro di una spartizione tra mafia e ‘ndrangheta. Tra i centri siciliani, è quello con i maggiori legami con il crimine organizzato”. A snocciolare un’impietosa verità dopo l’altra, Mario Zumbo, presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Messina, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Il magistrato ha esordito ricordando che la durata eccessiva dei processi  “costituisce il problema più grave della giustizia nel nostro Paese e ne offusca l’immagine sul piano internazionale”. Ha poi individuato la “radicata lentezza” tra i problemi maggiori. “Lentezza determinata principalmente dal rilevante numero di processi pendenti sia nel settore civile che in quello penale”.

Come evidenziato da recenti statistiche dell’Associazione nazionale magistrati, va tuttavia precisato che “i magistrati italiani nel settore penale sono i primi in Europa quanto a numero di procedimenti penali definiti in un anno, pari a 1.288.171; i giudici civili sono i secondi in Europa, con un numero di cause civili definite in un anno, ammontanti a 2.834.800”. Una produttività altissima che però non consente “lo smaltimento dei processi pendenti, invero troppo numerosi anche a causa di una eccessiva tendenza alla litigiosità che caratterizza il nostro Paese, e che a volte non viene sufficientemente filtrata. Da questa pletora di fascicoli pendenti discende quindi la cronica lentezza e durata dei processi”.

Allarmanti, per la città dello Stretto, gli aspetti legati alle estorsioni: ” I commercianti al dettaglio della provincia di Messina sono quelli che subiscono richieste più elevate di ‘pizzo’, anche oltre la media dei 400 euro che subisce il commercio al dettaglio di Catania, Siracusa e Palermo”. “Tutte le attività economiche- rivela Zumbo – anche le minori, vengono assoggettate al racket estorsivo che costituisce un ostacolo e un fattore di declino dell’economia: secondo un documentato studio della Fondazione Chinnici(a cui ha partecipato il Procuratore della Repubblica di Messina) il racket costa alla Sicilia 1,3 punti percentuali del Pil”.

“Le organizzazioni mafiose nella fascia tirrenica della provincia di Messina – conclude con riferimento al crimine organizzato – intrattengono legami più intensi con Cosa Nostra della Provincia di Palermo, mentre a Messina e nella fascia ionica ci sono alleanze più forti con la ‘ndrangheta calabrese e con Cosa Nostra della provincia di Catania. Nello specifico, nella città di Messina si è di fatto realizzato un accordo trasversale sulla spartizione degli affari tra Cosa nostra(palermitana, tirrenica e catanese), ‘ndrangheta e gruppi criminali cittadini (di Giostra, Mangialupi ed altri)”.

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