“Appunto per la stampa” che sembra una memoria difensiva pronta ad essere consegnata alla magistratura. Cinque fogli fitti di dati e considerazioni da parte del sovrintendente Antonino Saija, che non solo fornisce “documenti” per confutare le accuse rivolte all’area del Pd vicina a Calabrò, ma indica nome e cognome del “mandante” di queste accuse, Egidio Bernava, già designato papabile assessore nella giunta di Felice Calabrò, in passato presidente dell’Ente Teatro e giunto terzo nella “corsa” che ha visto vincitore Saija.
“Un attacco politico maldestro, e eseguito in maniera sprovveduta. Col chiaro intento di delegittimarmi nella speranza di prendere il mio posto” – ha detto Saija nel corso di un’accesa conferenza stampa. ” Io non so se sia il sig. Egidio Bernava ad avvalersi per i suoi fini dei firmatari della nota o se viceversa siano questi ed il sig. Felice Calabrò ad avvalersi del sig. Bernava, o se ancora le loro azioni siano dettate da altri. Resta l’inquietante squallore dell’azione, volta a gettare discredito e fango”.
In sostanza, il soprintendente non solo difende il curriculum contestato, ma fornisce anche una dichiarazione di Angela Spocci (datata 20 gennaio 2015) e firmata dal direttore del Teatro Regio di Parma, in cui si legge che “quando ancora il teatro era a diretta gestione comunale, il dott. Saija, in veste di Segretario Generale del Comune di Parma, risultava essere il punto di riferimento costate sia nell’organizzazione, che per gli aspetti economico/gestionale dell’intera attività artistico/progettuale e realizzativa delle proposte del teatro.”
Dunque per Saija, accompagnato dal presidente Maurizio Puglisi, e dalla professoressa Tania Toscano, è tutta una montatura politica: nessuna incompatibilità di una amministrazione che tra l’altro è pronta a firmare il bilancio 2015 “cosa mai successa al Teatro Vittorio Emanuele”.
Il sovrintendente è apparso sicuro di sé, trattando con sufficienza non solo chi lo ha accusato, ma anche i giornalisti presenti. L’idea che pubblicare notizie sia giusto solo quando piacciono a chi le legge è purtroppo, un brutto vizio di certa classe digerente (per usare un termine “teatrale”).
Così l’incontro con i giornalisti ha dato anche l’opportunità di chiedere direttamente spiegazioni rispetto ad alcuni fatti, emersi nel normale esercizio dell’informazione. Ad esempio se avesse qualcosa da dire dopo l’inchiesta che ha fatto emergere come l’avvocato che segue le cause degli orchestrali contro il Teatro Vittorio Emanuele è nel nucleo di valutazione dell’Ente Provincia di cui Sajia è Presidente. Abbiamo usato il termine “sottoposto” (per indicare il rapporto di subordinazione) ma è bastato questo per riportare tutto all'”attacco personale” perchè nella domanda “vi era già un pregiudizio”. Dunque, nulla da dire. “Secondo lei non è possibile scindere le diverse attività?”.
Ed infine, vista la manifestata volontà di chiarezza, abbiamo chiesto anche come mai il sovrintendente non abbia pensato, come prevede la legge 150 del 2000, di confrontarsi con il sindacato di categoria dei giornalisti, prima di decidere che l’Ente non poteva permettersi un ufficio stampa, travestendolo da ufficio comunicazione e creando confusione anche tra colleghi. Ma anche su questo punto il sovrintendente ha decisamente usato argomenti inconfutabili, dichiarando che i costi per l’ufficio stampa sono zero, e che quelli della rivista (peraltro molto ben fatta) sono inseriti nel bilancio. Il “lavoro giornalistico” insomma, non è contemplato. Per il bene della città e del teatro, tutti lavorano gratuitamente. (@pal.ma.)