Diciotto anni di reclusione a testa per due nonni condannati per violenza sessuale e riduzione in schiavitù nei confronti dei loro due nipotini. Dodici anni a un complice. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Messina, mettendo la parola fine, almeno per ora, a una vicenda che ha segnato gravemente le vite di due bambini rimasti soli, nel 2001, quando avevano lei un anno e mezzo e lui sei mesi, a causa della morte della madre e di un padre tossicodipendente, incapace di prendersene cura.
I tre sono stati arrestati nel maggio del 2013 nell’ambito delle indagini scaturite dalla segnalazione degli assistenti sociali. Dopo la morte della mamma, i due piccoli sono affidati alla custodia dei nonni e da questi, secondo la sentenza emessa ieri, verrebbero violentati e percossi. Nessuna cura, inoltre, dei loro bisogni primari. Ad allertare gli assistenti sociali, nel 2009, è la scuola frequentata, si fa per dire, dai due fratellini, quando hanno 7 e 8 anni. Continue le assenze, preoccupanti i disagi comportamentali, scarsa l’igiene, evidenti i segni di malnutrizione. Queste le spie – secondo gli inquirenti – che spingono il Tribunale, ricevuta la relazione degli assistenti sociali, a revocare la tutela ai nonni e ad affidarli a una comunità. Ma sembra che anche qui i bambini proseguano a manifestare disagi e atteggiamenti strani, considerata la loro età.
Sentiti da diversi esperti, i due bambini ammettono di aver subito ripetute violenze sessuali dagli stessi nonni, oggi 66enne lui e 51enne lei. Le conseguenti perizie mediche confermerebbero tutto. I due anziani parenti, residenti in un rione malfamato del centro città, tuttavia, pare non siano gli unici ad abusare di loro. E’ qui che entra in gioco un 30enne, amico di famiglia. I fratellini, infatti, raccontano di riprese e fotografie scattate durante gli abusi e del fatto che i nonni, dietro pagamento, li avrebbero ceduti ad altre persone.
La sentenza è giunta dopo avere analizzato il racconto delle vittime, dopo aver raccolto prove e visionato filmati. Lo scorso dicembre i giudici avevano deciso la riapertura dell’istruttoria per favorire l’acquisizione di ulteriori elementi.