Non tutti sapranno che Manuel Mancini, trequartista classe 1983, presentato stamane alla stampa, ha un grande rapporto con Dio e con la fede: “Mi avessero parlato a 20 anni di una cosa del genere non so come avrei reagito, ero un tipo particolare e la testa l’avevo per dividere le orecchie. A 19 anni ho perso mio padre, quindi fin da giovane ho avuto la mia famiglia sulle spalle. Mi accorgevo che donne e soldi non mi davano la felicità, mentre con Dio ho trovato la pace. Prima di entrare in campo prego tanto, per la squadra, per la città e per tutti. Se Dio ha preso me, c’è spazio per tutti! (ride)”. A L’Aquila una parentesi insoddisfacente in questa prima parte di campionato: “Dovevo partire trequartista, ma giocavo esterno a destra quindi non ho avuto l’occasione di mettermi in mostra. Con il nuovo allenatore non ho mai giocato ne da mezz’ala ne da trequartista, quella squadra andava bene anche senza di me”. A Messina l’augurio di ritrovare la posizione che predilige, dato che il trentunenne romano, oltre che da trequartista, può giocare anche come centrale o ala sinistra: “Sulla fascia mi sono adattato, ma per me è più facile giocare col piede invertito anche da esterno”.
Tradizione e blasone due dei parametri fondamentali che hanno condizionato la scelta circa la sua nuova destinazione: “Inizialmente la classifica non mi convinceva, sono sincero. Poi sono arrivato qui e ho trovato un bel gruppo. Corona mi ha accolto benissimo e integrato, l’allenatore è voglioso e la squadra si può rilanciare”. Determinante anche la presenza di Pagni , ma per Mancini giocare nelle piazze meridionali, notoriamente calde, rappresenta uno stimolo in più: “Ho avuto il direttore nella seconda parte della stagione a Gallipoli, ma anche il presidente mi aveva cercato quando avevo 23 anni per portarmi a Catania. Il Sud mi ha sempre dato tanto, un calciatore come me ha bisogno si sentire il calore e la pressione della piazza”.
Una carriera di livello che avrebbe anche potuto conoscere palcoscenici ancora più importanti: a Taranto la consacrazione, con il Gallipoli la grande stagione in serie B nel 2010, un anno prima in forza al Siena per un intero campionato in massima serie, senza mai scendere in campo; per Mancini però nessun rimpianto: “Io sono uno che quando deve dire una cosa la dice in faccia. Nel calcio dire ciò che pensi ti penalizza, a Verona ad esempio ho avuto diverse discussioni con Mandorlini. A Siena è stato bello perchè vivevo in un gruppo che faceva la serie A, non sono sceso in campo ma evidentemente doveva andare così, senza rimpianto. Oggi ho 31 anni, una famiglia, gioco nel Messina e sono contento”.
I Parametri dell’età media non spaventano il giocatore: “Cerco di dare il massimo domenica dopo domenica, ringrazio la società per aver puntato su di me. Sono a disposizione del mister, posso giocare in diversi ruoli e lui lo sa. Contro il Savoia avrei potuto entrare ma sono contento per Sciliberto che ha esordito. Io sono sempre pronto, l’obiettivo è pensare partita dopo partita, tirarci fuori da questa situazione e magari pensare un po’ più in alto”.