Solo, ubriaco, incapace di parlare italiano. Sarà difficile per i magistrati ricostruire le ultime ore di Marcel Vizitiu, 30 anni, cittadino rumeno, arrestato a Messina per resistenza ed oltraggio a pubblico ufficiale, rimbalzato per tre giorni tra il Policlinico e il carcere di Gazzi, deceduto senza che nemmeno il suo avvocato d’ufficio abbia mai potuto conoscerlo.
La vicenda, al vaglio dei magistrati Barbaro e Renda che hanno disposto l’autopsia, inizia venerdì 30 settembre. In una rivendita di tabacchi di Camaro Inferiore giunge Vizitiu che, in base alla ricostruzione fornita dai carabinieri, in preda ai fumi dell’alcool inizia a infastidire i clienti, tanto da richiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Il giovane avrebbe fatto resistenza, colpendo con calci e pugni i Carabinieri intervenuti sul posto. Saranno gli stessi militari a raccontare i fatti all’avvocato d’ufficio Giuseppe Serafino, contattato intorno alle 22,30 a cui hanno riferito che “Vizitiu avrebbe cercato di colpirli a testate, andando rovinosamente a sbattere a terra con la testa a causa della mancanza di equilibrio dovuta all’ubriachezza e così provocandosi numerose fratture ed ematomi, avrebbe cercato di colpirli con calci e pugni e solo con l’intervento di un’altra pattuglia e dei sanitari del 118 sarebbero riusciti ad immobilizzarlo”.
“Non è dato capire – ci dice l’avvocato – se in seguito sia stato portato in caserma o presso il pronto soccorso del locale Ospedale Piemonte perché nella telefonata fattami alle 22.30 nulla mi è stato detto circa un suo, pur temporaneo, ricovero, che però dagli atti risulta come effettuato alle ore 20.56”.
Prima di raggiungere il carcere di Gazzi, in attesa della convalida dell’arresto, Vizitiu viene dunque soccorso e dimesso con un referto che nulla fa pensare a quello che poi sarebbe accaduto. Secondo la testimonianza dell’avvocato Serafino, infatti, nel referto di quest’ospedale del 30/9/2011 alle ore 20.56 “il dott. Salvatore Calandra, visitava il sig. Vizitiu Marcel che versava in “grave stato di agitazione psicomotoria” e gli praticava una terapia di “contenzione del paziente ed alcolperidolo 1 F IM”. Al suo esame “in atto il paziente non agitato ma irrequieto. Si reperta ferita lacerocontusa alla arcata sopraciliare sinistra; ematoma alla regione nasale. Non visibili lesioni addominali e toraciche”.
Nel racconto di quella notte, quattro ore di buio: dalla dimissione dall’ospedale Piemonte al referto dell’infermeria del carcere di Gazzi, che porta l’orario dell’1:00 nel quale il medico di guardia, il dott. Famà, scrive :“altresì si evidenzia che nella prima fase di accoglienza, ed ancor prima della presa in carico del detenuto, è stato stabilito un contatto telefonico con il Magistrato di turno, dott.ssa Arena, alla quale, dopo aver fatto opportuna comunicazione al Direttore della casa circondariale, si è rappresentata la grave difficoltà ad ospitare il detenuto in oggetto sia per la condizione medica sia per le lacune logistiche dell’istituto. Tuttavia, dopo ampia discussione, viene ordinato di accettare il detenuto e di provvedere al meglio della sua gestione”.
Ma il Centro Diagnostico Terapeutico di Gazzi non è certamente idoneo ad alcun tipo di ricovero: nella tarda mattinata dell’1 ottobre Marcel è stato accompagnato in ambulanza al policlinico per essere sottoposto ad una TAC. L’esame evidenzia la presenza di un trauma cranico facciale, la rottura del setto nasale ed un edema. Le sue condizioni peggiorano. Il 2 ottobre, alle 8.06, dal carcere di Gazzi Vizitiu viene trasportato con “codice verde” al Policlinico dove una seconda TAC conferma la diagnosi, e dispone una nuova visita entro le 48 ore. Non basteranno a Vizitiu che non si presenterà dinanzi al gip Massimiliano Micali per l’interrogatorio di convalida dell’arresto: morirà durante il trasporto in ambulanza a seguito di un “improvviso” malore.