Chiariamo un punto: odio le classifiche e, di seguito, non leggerete, appunto, una classifica.
Scongiurato tale argomento, partiamo con un’altra avvertenza: per queste feste cuciniamo di meno e leggiamo di più. Un valido desiderio da esaudire potrebbe riguardare il nutrimento della nostra anima, ma, soprattutto, della nostra immaginazione. Tutto quello che non avremmo mai fatto o pensato o detto lo troviamo nei libri (fatti bene). Ira, benedizione, santità, gelosia, bramosia, saggezza, incoscienza, caparbietà, concupiscenza, silenzio, sproloquio, tradimento, divorzi, matrimoni, educazione, depravazione e non so quante altre cose troveremo in un libro. Le troviamo nel momento in cui la realtà che viviamo non ci basta, le troviamo nel momento in cui, invece, arriveremo a dare un nuovo senso alla nostra realtà e alle nostre scelte. In un libro, che sia cartaceo o in ebook, siamo noi stessi: lo siamo quando sottolineiamo una frase, quando a margine calchiamo la nostra mano, lasciamo la nostra traccia. Forse il più bel disegno divino per l’uomo è stata la possibilità di raccontare la vita, di riportarla agli uomini esattamente nell’immagine più immaginifica che una persona potesse fare.
Nonostante l’encomio, però, andiamo ai consigli di lettura per queste vacanze natalizie.
L’amoretiepido di Eliana Camaioni (ed. Pungitopo) e A Parigi e non altrove. Una guida sentimentale di Luigi La Rosa (ed. Ad est dell’equatore), costituiscono delle vere novità per lo scenario letterario. Non si tratta soltanto di due autori messinesi che stanno riscuotendo successo anche nel resto d’Italia, ma anche di storie che toccano la realtà e i luoghi più vicini all’umano. Nel primo, le accuse sociali al mondo della scuola e la descrizione dell’ipocrisia degli adulti, nel secondo il culto estetico di Parigi, l’incanto e la magia segnata da vite straordinarie, da D’Alì a Baudelaire, da Monet a Van Gogh e molti altri.
Sicuramente “big” è l’ultima pubblicazione del collettivo Wu Ming, L’armata dei sonnambuli (ed. Einaudi), grande non solo per la scrittura, quasi perfetta, ma anche per aver saputo guardare la storia nei suoi lati più crudi e reali. Il volto della Rivoluzione francese, fino alla ghigliottina e al delirio degli internati di Bicêtre, si presenta come una parodia, pronta al coup de théâtre. Nel gioco di maschere che si inscena ci siamo anche noi: mischiati tra i ribelli che hanno preparato la strada degli ideali, creati a “regola d’uomo”.
Ma c’è un “quarto” titolo che forzatamente voglio mettere sotto l’albero e che non è assolutamente di recente stampa. Autore ostico, antipatico, nevrotico, tecnico, cultore delle parole impossibili: David Foster Wallace. In particolare, tra tutta la sua bibliografia, uno spazio particolare è rivestito da Una cosa divertente che non farò mai più (ed. Minimum Fax, 1998), reportage su una settimana di crociera ai Caraibi, la Nadir cinque stelle, un saggio che mostra cosa significa essere uomini su questa terra: la materialità, il disprezzo, la meschinità, il tradimento, la miseria, l’ossessione, il possesso, la gelosia.
Nel tentativo di non aver svelato troppo dei titoli appena elencati, non resta allora che provare questi o altri libri, sarà solo una questione di scelta: noi sceglieremo loro, ma loro hanno già scelto noi.
(Clarissa Comunale)