Il sindaco scalzo su un carretto siciliano battente bandiera tibetana, trainato da un cavallo, con la sua immancabile t-shirt rossa, intento a sventolare l’arcobaleno della pace con una mano e la fascia tricolore con l’altra. Sullo sfondo, la Sacra Famiglia nella grotta di Betlemme. E’ anche questo un sintomo dell’effetto Accorinti sull’immaginario collettivo. O, nella fattispecie, sull’immaginario di alcuni dei dipendenti del Comune. Perché è nel presepe di palazzo Zanca che prende vita questa nuova statuetta, un po’ sulla scorta dei presepi napoletani, dove negli anni è transitato di tutto, da Totò a Pulcinella, arrivando ai personaggi della politica.
A dare vita a questa opera, sicuramente singolare, un impiegato dell’ufficio Anagrafe, insieme a una collega dell’ufficio Carte d’identità. Entrambi preferiscono rimanere nell’anonimato. I due non sono nuovi a questo genere di realizzazioni sebbene lo scorso anno, al municipio, non ci sia stato alcun presepe. Paradossalmente, proprio per colpa dell’amministrazione di Renato Accorinti che ha dato l’ok in ritardo. Ma è Natale e, invece del carbone, sotto l’albero c’è questo regalo: il primo cittadino protagonista della Natività, accanto al bambin Gesù.
L’idea prende spunto da una sorta di tradizione: quella di scegliere un tema per ogni edizione. Ad esempio, in passato lo si è dedicato al censimento della popolazione. Quest’anno la scelta è caduta su Accorinti proprio perché è il sindaco e i dipendenti si dicono rappresentati, come cittadini e impiegati. Oltre al primo cittadino, hanno collocato nel presepe una tenda berbera con tre arabi in costumi tradizionali e tre monaci tibetani, come esempio di integrazione.
La statuina di Accorinti è stata realizzata partendo da un pastorello che è stato ridipinto a mano. La stessa cosa è stata fatta con il carrettino siciliano, su cui è stata dipinta la bandiera del Tibet. Il cielo, realizzato in compensato, e il supporto sono stati eseguiti dall’ufficio Pronto intervento del Comune che, al termine delle festività, provvederà a smontarli e metterli in deposito, per essere riutilizzati l’anno prossimo.
Facile profetizzare che saranno in molti ad avere da ridire su questa trovata. Ma ormai è fatta. Quindi, perché non fare di necessità virtù? Magari pregando che anche il sindaco impari a camminare sulle acque, così risolvendo il problema dell’attraversamento dello Stretto. Magari pure quello del porto di Tremestieri. E che bello sarebbe se moltiplicasse il pane e i pesci. Insieme ai biglietti vincenti della lotteria. Del resto, è ormai alla portata di tutti la consapevolezza che per salvare Messina ci vuole un miracolo.
(Lillo Lo Cascio)