Emozioni forti, fortissime, quelle regalateci dalla tredicesima giornata di serie A, il cui quadro è stato completato dal monday night di Marassi al sapore di Champions, da poco conclusosi con il pareggio per 1-1 tra Sampdoria e Napoli.
Il popolo doriano, esaltato dallo straripante Eder, sognava già il sorpasso ai danni dei cugini genoani, insediatisi al terzo posto grazie al 3-0 rifilato ieri al Cesena, ma in pieno recupero Duvan Zapata ha riscritto la storia: la sua incornata consente ai partenopei di agganciare proprio il Genoa a quota 23 e mantenere così un punto di vantaggio sui blucerchiati, beffati amaramente.
La sfida del Ferraris ha costituito il dessert di un turno che ha visto le prime due della classe saltare gli ardui ostacoli proposti dal calendario, con sofferenza ma ugual convinzione nei propri mezzi.
La 189° stracittadina della Mole è stata risolta da un campione, avvezzo a pennellare traiettorie arcuate con i suoi piedi michelangioleschi, ma che stavolta ha lasciato il segno con un altro stile. Il destro armato dal professor Pirlo, quando il cronometro segnava 92′ e 53″ e di secondi alla fine ne mancavano 7, ha coniugato perfettamente disperazione (sportiva), potenza e precisione: un cocktail letale per Gillet e tutto l’ambiente granata.
Il Toro avrebbe meritato come minimo il pari per quanto fatto vedere sul rettangolo di gioco, ma, si sa, la fortuna aiuta gli audaci. E la Juve ha osato: a dispetto dell’inferiorità numerica determinata dall’espulsione di Lichtsteiner, i bianconeri hanno continuato a cercare la vittoria, seppur confusamente dal momento che Ventura era riuscito ad imbrigliarli alla perfezione, e a fil di sirena sono stati premiati: lo Stadium è venuto giù, al Torino resta la frustrazione per il protrarsi della maledizione da derby e una rete da tramandare ai posteri, quella di Bruno Peres che aveva fatto il paio con quella siglata da Vidal su rigore. Un coast to coast impressionante, 80 metri palla al piede ma con la velocità di un centometrista: la prodezza del laterale brasiliano ha oscurato quella del collega Holebas, pari ruolo ma greco di nazionalità e un po’ più difensivo come caratteristiche tecniche.
L’exploit in progressione dell’ex Olympiacos ha avuto però un peso specifico diverso, perché la Roma la sua partita l’ha vinta, malgrado l’Inter avesse avuto la forza per recuperare due volte lo svantaggio. Altro scenario, copione simile: a decidere la contesa ha provveduto un altro centrocampista dal piede fatato, Miralem Pjanic. Per i giallorossi non sarà stato psicologicamente facile scendere in campo dopo il successo last second della capolista, maturato quando già all’Olimpico si pregustava un dimezzamento delle distanze; ma chi si aspettava un passo falso dei capitolini è rimasto deluso e ha dovuto memorizzare che la Roma non molla bensì rilancia, al tavolo dello scudetto. Roberto Mancini, dal suo canto, ha raccolto solo un punticino nelle prime due ostiche uscite – entrambe in trasferta – e ha già invocato il mercato, vedremo “quanto” sarà accontentato a gennaio.
Tornando al discorso terzo posto, alzi la mano chi non sta sgranando gli occhi al cospetto di cotanto Genoa. Il Grifone potrebbe anche non essere un semplice fuoco di paglia, 1/3 di campionato è già in archivio e, con il trascorrere delle settimane, i rossoblu di Gasperini acquisiscono sempre maggiore consapevolezza. L’indiscutibile vittoria in Romagna ha rappresentato l’ultima perla di una collana avvolgente, della quale si sconosce la fine.
L’altro roboante blitz di giornata porta la firma della rediviva Fiorentina. Cagliari schiantato a domicilio, doppio impegno esterno chiuso con l’en plein e Mario Gomez tornato ad assaporare la gioia del gol dopo 229 giorni: di motivi per sorridere Vincenzo Montella ne ha tanti. La compagine sarda continua ad alternare pomeriggi esaltanti, come quello di Napoli, ad altri sconfortanti. Anche se il 4-0 incassato non rispecchia la copiosa produzione offensiva: “Non guardo la classifica ma la prestazione, oggi avrebbe segnato anche mio nonno”, ha bofonchiato Zeman in mixed-zone, riferendosi alla numerosissime chance sprecate dai suoi sotto porta. Forse il presidente Giulini dovrebbe ricordare al boemo che per salvarsi serve altro, le buone performance se non suffragate dai risultati lasciano il tempo che trovano.
Zitto zitto, quatto quatto, il Milan seguita a marciare col suo passo e, con i 3 punti messi in cassaforte con l’Udinese, ha toccato il muro dei 21. Il grande obiettivo Champions dista attualmente due lunghezze, in corsa c’è qualche squadra più attrezzata di quella rossonera, sarà importante arrivare bene al giro di boa, nella speranza che Galliani nella finestra invernale riesca a piazzare qualche colpo dei suoi, magari “alla Menez”: anche ieri il francese è stato decisivo con una doppietta, i 7 gol già messi a segno gli valgono il marchio doc.
Per quanto riguarda le altre partite, il derelitto Parma ne ha persa un’altra, cadendo a Palermo sotto i colpi della premiata ditta sudamericana Dybala-Barreto, il Sassuolo si è imposto in rimonta sul Verona nel primo anticipo di sabato, mentre Empoli-Atalanta e Chievo-Lazio si sono chiuse a reti inviolate.
Jody Colletti Twitter: @jodycolletti