Ventinove votanti, 22 favorevoli, due contrari (Daniela Faranda e Nina Lo Presti), cinque astenuti (quattro dei quali sono Paolo David, Antonella Russo, Emilia Barrile e Santi Daniele Zuccarello). Sì è conclusa così, oggi, in Consiglio comunale, a Messina, la votazione dell’ordine del giorno che dovrà indirizzare la Giunta verso un’adeguata collocazione di risorse in favore dei servizi sociali, al fine di scongiurarne la fine anticipata.
Adesso, l’esecutivo potrà recepire l’atto di indirizzo nel bilancio di previsione 2014, cosciente che almeno sotto questo aspetto non dovrà temere di essere impallinato in aula. Lo schema proposto dai consiglieri è quello approntato già ieri e sfumato per il venir meno del numero legale.
Il Consiglio tornerà a riunirsi, sempre oggi, alle 18.30, in seduta ordinaria. Per domani, mercoledì 26, alle 12, invece, è stata indetta un’altra seduta straordinaria e urgente con all’ordine del giorno la rinegoziazione del debito residuo allo scorso primo luglio sui mutui con la Cassa Depositi e Prestiti.
La cronaca del consiglio:
La seduta inizia poco prima delle 13, con 18 consiglieri comunali presenti, appena due in più del numero legale necessario per l’inizio del consiglio. Il primo emendamento votato e approvato con 13 voti favorevoli e 5 astenuti è quello relativo all‘eliminazione dalla delibera di una cifra definita da impegnare per impedire l’interruzione dei servizi sociali (1 milione e 400mila euro), sostituendola da un più generico “quanto necessario”. Il secondo emendamento è quello relativo ai fondi ecopass da destinare ai servizi sociali. Prima del voto prende la parola il consigliere Libero Gioveni (Udc) il quale chiede al vicesindaco Guido Signorino se l’utilizzo di questi fondi per tale scopo possa escludere l’eventuale assunzione dei 32 concorsisti della Polizia Municipale. Signorino risponde subito rassicurando il consiglio, poiché “rispetto alle previsioni – spiega il vicesindaco – riusciremo ad ottenere dall’ecopass più di 2 milioni di euro. Al momento siamo già a quota 1 milione 700mila euro. Dovremmo così arrivare a circa 2 milioni e 100mila euro, senza avere così problemi di compatibilità con le due operazioni”. Si passa così al voto, il numero di presenti che sale a 28: sono 21 i favorevoli, 7 gli astenuti. Terzo ed ultimo emendamento, è quello relativo ai servizi indivisibili. Su questo tema prende la parola una scatenata Nina Lo Presti (ex Cmdb, oggi al gruppo misto): “L’amministrazione deve fare chiarezza – dice la Lo Presti – e dirci quali sono i servizi indivisibili che saranno finanziati con i fondi della Tasi. Voterò favorevolmente a questo emendamento, anche se è un’anomalia il fatto che per votare un semplice ordine del giorno il consiglio impieghi tre giorni”. Arriva così l’attacco dell’ex consigliere di Cmdb all’assessore ai servizi sociali Nino Mantineo, presente in aula: “Contestualmente alla presentazione della delibera sulla Tasi – spiega Nina Lo Presti fra gli applausi del pubblico (Cgil e lavoratori dei servizi sociali) – vogliamo anche le dimissioni dell’assessore Mantineo, il quale non ha svolto il suo dovere, non riuscendo a risolvere quest’emergenza”. Si va così al terzo voto della giornata: 28 i votanti, 23 i favorevoli, 4 gli astenuti e la sola Lucy Fenech (Cmdb) contraria.
I primi momenti di tensione si avvertono quando Nina Lo Presti chiede la sospensione per alcuni chiarimenti sull’ordine del giorno. Alla ripresa dei lavori la stessa Lo Presti afferma di “apprendere solo oggi che quello che pensavo di votare non è una delibera, ma un atto di indirizzo. Inoltre, non ci sono delle cifre precise, ma ‘quanto basta’, come il sale nelle ricette. Non voterò positivamente un atto illegittimo”. Tocca così ad un furioso Nicola Cucinotta (Pd): “Ci troviamo qui per le responsabilità dell’assessore Mantineo. Dovrò tapparmi naso e occhi per votare questo ordine del giorno. Sembra di essere nella favola di Pinocchio, rappresentato da Mantineo che scarica su di noi le sue bugie. Geppetto è rappresentato da Signorino, il quale ha il compito di rimediare agli errori di Pinocchio. Noi siamo come la fata turchina che deve fare miracoli per risolvere la situazione”. Cucinotta, dopo il particolare paragone, afferma che non si assumerà le responsabilità di ciò che accadrà ai lavoratori, aggiungendo che “qui io rischio la mia vita e la mia famiglia. Io voto positivamente all’ordine del giorno, ma da domani voglio il cambiamento annunciato da Accorinti”. Si giunge così ad una carrellata di consiglieri (Paolo David, Carlo Abbate, Francesco Mondello) che chiedono al presente segretario generale Antonio Le Donne e al vicesindaco Guido Signorino se votare questo atto di indirizzo sia un atto legittimo. La risposta da parte di Le Donne e Signorino è positiva: “Oggi il consiglio dà un mandato per prevedere la collocazione delle somme Tasi nel bilancio previsionale 2014. La parola finale tocca al consiglio comunale e si tratta di un atto totalmente legittimo”.
La situazione degenera quando a prendere la parola è Giuseppe Trischitta (Fi) il quale, con il suo intervento provoca l’ira di molte colleghe. Se Cucinotta paragona la situazione alla favola Pinocchio, Trischitta la paragona (anche se non è chiaro il motivo) al film d’animazione “Galline alla riscossa”, prima di pronunciare le parole che porteranno al successivo delirio: “Da giorni siamo tenuti qui in ostaggio da quattro donne protagoniste che per apparire hanno deciso di far protrarre il consiglio comunale”. Donatella Sindoni (Pd) chiede che Trischitta venga censurato, mentre la Fenech afferma che in seguito alle parole offensive del collega, tutte le donne del consiglio avrebbero dovuto lasciare l’aula in segno di protesta. Su consiglio di Benedetto Vaccarino (Pd), il quale chiede di andare subito al voto dell’ordine del giorno perché anche i consiglieri hanno una famiglia (dimenticando, forse, che si trovava in aula per trovare una soluzione al problema di numerosi lavoratori che al momento non sanno se riusciranno a mantenere le rispettive famiglie, in caso di interruzione dei servizi sociali). Decisione accolta e votazione effettuata, come detto precedentemente, con 29 presenti, di cui 22 favorevoli, 5 astenuti e 2 contrari.
Dopo il voto, si inizia a svuotare l’aula, mentre non si placano le polemiche sulle precedenti parole di Trischitta: il presidente del consiglio comunale, Emilia Barrile (Pd) chiede il massimo rispetto tra i colleghi, “sperando che le parole di Trischitta non siano state pronunciate per offendere le donne”. Mentre Emilia Barrile parla, Lucy Fenech lascia l’aula, affermando: “E’ una vergogna”. Daniela Faranda (Ncd) giudica poi inutile il minuto di silenzio fatto osservare dalla stessa Barrile in precedenza, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne: “Si tratta di un gesto inutile perché il nostro comportamento dovrebbe essere sempre rispettoso, ma tutti i giorni le parole peggiori si sentono in aula e nei corridoi a microfoni spenti. Non parteciperò a nessun altro minuto di silenzio”. Le affermazioni della Faranda evidentemente non piacciono a Pierluigi Parisi (Fi), il quale, furioso, abbandona l’aula. Ma ancora il peggio non sembra essere arrivato. Elvira Amata (Dr) chiede all’assessore Mantineo la ricetta per mantenere poi la condizione lavorativa dei servizi sociali, senza creare nuove emergenze. L’assessore pronuncia parole che fanno andare su tutte le furie i pochi consiglieri rimasti in aula: “Bisogna ripensare ai servizi sociali – spiega Mantineo – calibrandoli rispetto alle esigenze dei cittadini, sempre con l’attenzione riservata ai lavoratori. Tuttavia le cooperative non sono da eliminare totalmente, perché nella nostra realtà non tutte le decisioni possono essere prese dal servizio pubblico. Tuttavia, per migliorare il futuro dei servizi sociali è necessario istituire un Ufficio Servizi Sociali, il quale deve programmare i servizi stessi, un Segretariato Sociale e l’Albo degli operatori dei servizi sociali comunali”.
Prende così la parola Santi Daniele Zuccarello (Pd), il quale chiede le dimissioni dell’assessore Mantineo, perché “è assurdo sentire da un membro della Giunta Accorinti che le cooperative non vanno eliminate. Le cooperative fanno parte della politica e rendono i lavoratori schiavi di chi si arricchisce alle loro spalle, obbligandoli poi a votarli. Questa Giunta deve andare a casa e Mantineo è il primo che deve dimettersi”. Claudio Cardile (Felice per Messina) è meno tragico: “Le cooperative hanno fallito, ma ci sono anche le persone buone. Mantineo, discutiamone meglio e troviamo soluzioni condivise”. La seduta, dopo oltre due ore, viene dichiarata chiusa da Emilia Barrile e Piero Adamo (SiAmo Messina), abbandonando l’aula, afferma che “con le parole dell’assessore Nino Mantineo si sancisce ufficialmente il fallimento della rivoluzione accorintiana”. @SimoneIntelisano
Foto di Lillo Lo Cascio