MORTE AL PRONTO SOCCORSO: LE VERSIONI CONTRASTANTI DI FAMIGLIA E MEDICI, ATTESA L’AUTOPSIA

 

Sarà l’esame autoptico a stabilire con chiarezza se Daniele Santamaria, il quarantenne deceduto mentre attendeva di essere visitato al Pronto Soccorso del Papardo, poteva essere salvato o meno. Resta il fatto che quella visita  non è mai avvenuta. E resta l’indignazione dinanzi al balletto dei “minuti” che i medici dell’ospedale indicano in dieci, mentre il padre della ex guardia giurata dichiara essere stati 40.

Un’attesa dovuta, secondo testimoni, al fatto che all’uomo era stato assegnato un codice verde: una circostanza ribadita da Giuseppe Santamaria, padre di Daniele, che ha dichiarato: “I medici sono colpevoli, sono responsabili e devono pagare. Chiedo giustizia per mio figlio e spero che in futuro questo genere di comportamenti non si verifichi mai più. L’ho accompagnato al Pronto Soccorso perchè aveva forti dolori al braccio, alla schiena e alla spalla e l’infermiere gli ha assegnato un codice verde, valutando non gravi le condizioni… Abbiamo atteso circa 40 minuti, ho più volte cercato di attirare l’attenzione dei dottori, ma niente… L’ho fatto sdraiare su una barella e poco dopo è morto fra le mie braccia… A quel punto sono arrivati i medici e hanno cercato di rianimarlo, ma inutilmente. Ho chiesto spiegazioni e poi ho chiamato i carabinieri. E’ una vergogna, mio figlio poteva essere salvato e oggi invece lo piango per la negligenza dei medici“.

Intanto va avanti l’inchiesta aperta dalla Procura di Messina, già all’indomani della tragedia. Sequestrata la cartella clinica da parte dei Carabinieri, a cui, da subito, si sono rivolti i familiari della ex guardia giurata, che lascia due figli.

Partecipa alla discussione. Commenta l'articolo su Messinaora.it