Il consiglio comunale è tornato a riunirsi ieri per parlare del debito fuori bilancio di quasi 12 milioni maturato dall’Ato a cui l’assessore Guido Signorino avrebbe voluto mettere una pezza con il supporto della cassa depositi e prestiti.
Appena sabato sera, i membri del consesso avevano ricevuto la delibera e la comunicazione del vicesindaco circa l’urgenza di trattare l’argomento ma, durante la prima seduta utile, la faccenda non aveva trovato una soluzione a causa della mancanza del parere dei revisori dei conti, giunto solo in serata quando non era presente il numero legale ; un parere che ieri, invece, è stato appreso e discusso dai consiglieri in aula.
Nel rapporto presentato, viene bocciato il riconoscimento del debito per il 2007 della partecipata, argomentando che questo debba essere oggetto di approfondimenti; pertanto la somma di 1.998.398,02 di quel debito va sottratta dagli undici e cocci del totale. I revisori si esprimono positivamente , dunque, solo per il riconoscimento di un debito fuori bilancio pari a 9.839,206,60 con riferimento “al servizio pubblico essenziale di igiene ambientale reso dal 2008 al 2011 dalla società Ato Messina 3 in liquidazione”, come si legge nel documento.
Ma sempre osservando la relazione dei revisori Dario Zaccone e Federico Basile non si può non notare che tra le loro premesse spiccano alcune curiosità: “Vista l’assenza del soggetto istruttore; vista, di conseguenza, l’assenza del parere tecnico del dirigente del dipartimento competente […] visto il parere tecnico del dirigente dell’area tecnico finanziaria dott. Antonio Cama” etc etc. Traduzione: il dirigente competente, Pagano, non fa pervenire parere tanto da far passare la palla al supermegadirettoregenerale Antonio Le Donne. Domanda: perché?
Traduzione due: Cama, attualmente al vertice dell’area tecnico finanziaria e in precedenza titolare del ruolo oggi di Pagano (partecipate) ha espresso parere positivo ma durante la seduta non ha proferito parola, pur avendo probabilmente un quadro più chiaro di altri sulla faccenda che teoricamente dovrebbe aver osservato passo passo.
Si indispongono molti consiglieri: anche stavolta il fattore tempo ne è responsabile. Ieri, infatti, era il termine ultimo per poter accedere all’anticipo della somma che il Comune avrebbe voluto ottenere dalla cassa.
Il contratto per accedere a questo prestito “dovrà intervenire entro il termine perentorio del 30 settembre p.v.. In caso di mancato adempimento di quanto sopra, la concessione dell’anticipazione di liquidità si intenderà revocata e è sarà pertanto priva di qualsiasi effetto”, si precisa nella lettera firmata dal responsabile della Cdp, Anselmo Barone, indirizzata al sindaco di Messina e a Cama, datata 8 settembre 2014. Nella stessa missiva, il responsabile dell’Ente che agisce per conto del ministero dell’economia, chiarisce che il “relativo perfezionamento contrattuale è subordinato al riconoscimento, da parte del Consiglio comunale, della deliberazione esecutiva, a tutti gli effetti di legge, dei debiti fuori bilancio al cui pagamento è destinata l’anticipazione stessa”. Insomma, è facile: tu ( Comune di Messina) ci stai chiedendo un prestito; noi (Cdp) ti rispondiamo che si può anche fare e che la stipula del contatto va formalizzata entro il 30 settembre ma prima è necessario il riconoscimento del debito da parte del civico consesso. Più chiaro di così si muore.
E se te lo chiarisco ad inizio mese, e se le circostanze per cui chiedi il prestito sono le medesime che volevi fronteggiare il 14 agosto del 2013, attraverso l’accesso al fondo regionale di rotazione (in quel caso erano conteggiati circa due milioni in più però), qual è la ratio per la quale, ancora una volta, all’assise dei 40 si chiede un parere veloce, in corner e, come alcuni sostengono, senza dare il tempo di valutare i dati? Qualcuno sospetta la cattiva fede.
Già da tempo molti consiglieri avevano chiarito di non essere più disposti a sottostare al continuo carattere emergenziale con cui si etichettano – abitualmente ormai – i provvedimenti da far votare e, di certo, anche per questa ragione, ieri sera, la maggioranza dei presenti in aula ha espresso astensione e alcuni voto negativo.
Fermo restando che ci sta tutto che questo debito sia frutto di un pregresso da ricondurre alla responsabilità di una politica distruttiva e anti civica del passato. E se davvero si vuol fare un’operazione verità, quella famosa commissione proposta mesi fa, che si occupi di far luce sulle magagne relative alle partecipate, diventa la vera urgenza e non una delle tante cose importanti che vengono messe da parte in nome di priorità poi mai affrontate seriamente. Anche perché è tempo che i messinesi sappiano chi è davvero a lavorare nell’interesse della città e chi no. (@eleonoraurzi)