DORMONO SULLA COLLINA DI GIACOMO DI GIROLAMO: LA SPOON RIVER D’ITALIA DAL 1969 AD OGGI

“Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,

l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?

Tutti, tutti, dormono sulla collina”.

È così che si apre l’antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, una raccolta di epitaffi di un cimitero sulla collina che si riversa sul fiume Spoon. I morti si raccontano nel loro fallimento da un punto di vista completamente americano. A tale colosso della letteratura mondiale tenta di affiancarsi l’ultima pubblicazione del giornalista Giacomo Di Girolamo, Dormono sulla collina. 1969-2014, edito Il Saggiatore, che è stata presentata ieri alla libreria Colapesce, dialogando con il cronista Alessio Caspanello. Il titolo echeggia l’omonimo brano di De Andrè e le 1263 pagine che a prima vista atterriscono e fanno desistere l’inizio della lettura, in realtà, presentano un contenuto che facilmente si può sciogliere in pochi giorni. L’obiettivo, particolarmente ardito quanto rischioso, è quello di descrivere la Spoon River d’Italia, individuando come anno zero il 1969, precisamente la data 12/12/1969, giorno dell’attentato di Piazza Fontana, da cui secondo Di Girolamo “prende avvio la fine della storia, decretata dalla morte della verità, tanto che – continua il giornalista – un probabile sottotitolo di questo mio libro potrebbe essere ʽAppunti sulla fine della storiaʼ”. Una decadenza che, secondo Di Girolamo, è generata dalla frenesia e dalla fugacità in cui accadono e si presentano gli avvenimenti, che scappano a qualsiasi tentativo di cristallizzazione storica. È proprio un fiume in piena quello che scorre tra le pagine di Dormono sulla collina, dove sono i morti a raccontare e, a modo loro, a riscrivere quella storia costretti ad abbandonare.

“Non è un libro di poesie – ha sottolineato l’autore – né di lapidi, ma di storie raccontate con sarcasmo e sano cinismo”; sembra un palcoscenico quello messo in scena da Di Girolamo, in cui personaggi noti e meno noti, da Mennea, Calvino, Cossiga, Impastato, Pinelli ad Aldo Moro, Ungaretti, Falcone, Buscetta, Cassarà, dialogano tra di loro, narrano le loro storie e offrono considerazioni sulla contemporaneità. Ma a parlare sono anche gli oggetti, prima fra tutti la Bomba di Piazza Fontana, che si presenta come “la sorella maggiore d’Italia”, paragonandosi a dei versi di Piccola Katy dei Pooh, scritta esattamente un anno prima della tragedia. Si incontrano anche Milleluci, Drive In, il Cinepanettone, La Mucca Pazza, ambiti che hanno caratterizzato il costume e la società di epoche anche poco ricordate dallo stesso Di Girolamo, il quale ha dovuto compiere uno studio lungo e minuzioso per la sua ricostruzione, che ha definito “dal punto di vista inedito”. L’esigenza di affrontare una tale impresa è dettata dalla questione secondo cui il nostro tempo è segnato da un’incapacità di raccontare i fatti: “non ho risposte e non voglio darle, ma bisognerebbe ritornare a raccontare le cose per quello che sono, nella loro semplicità, senza retorica”. Ha definito Dormono sulla collina “un libro di bottoni, perché in un bottone vi possiamo trovare la storia di un’intera famiglia”.

L’interesse al tratto confidenziale, lo sforzo di ricostruire 45 anni d’Italia, in realtà mostrano che la storia ancora esiste e che merita di essere ricordata anche nelle sue increspature e opacità. Se da una parte le lacune di questo testo sono dovute ad una eccessiva carrellata di nomi ed eventi che a volte può creare confusione al lettore e tradirlo nelle sue alte aspettative di trovarsi davanti ad una nuova Bibbia, dall’altra, all’interno del testo di Di Girolamo, c’è la possibilità di incontrare e conoscere uomini mai incrociati, trattati, però, con la stessa dignità letteraria dei “big”, con la stessa cadenza metodica e la stessa fugacità. La lettura ideale per Dormono sulla collina certamente è quella destrutturata, cercando di ripescare gli anni in cui ancora si era troppo piccoli per conoscere o gli anni in cui ancora non si era al mondo per sapere.

 

Giacomo De Girolamo, giornalista, vive a Marsala. È direttore del portare www.tp24.it , della radio trapanese Rmc 101 e collabora con la Repubblica e Il Sole 24 ore. Nel 2014 ha vinto il Premiolino, il più importante premio giornalistico italiano. Tra le opere pubblicate ricordiamo: Matteo Messina Denaro. L’invisibile (Editori Riuniti, 2010) e Cosa Grigia (Il Saggiatore, 2012).  (CLARISSA COMUNALE)

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