La facciata della Sala Laudamo cade a pezzi. Una situazione di evidente pericolo oltre che di degrado, segnalata con una lettera inviata al Soprintendente ai Beni Culturali e Ambientali, all’Assessore Regionale ai BBCCAA ed al Sindaco di Messina, dall’architetto Massimo Lo Turco.
Nell’esposto si evidenzia che ” una porzione delle modanature di coronamento del primo livello della facciata esterna della Sala Laudamo, in diretta contiguità con la facciata posteriore del Teatro V.E., lato ovest, è crollata al suolo, come appare evidente dai conci che si riscontrano sulla pavimentazione posteriore al Teatro”.
Necessario ed urgente appare quindi un intervento per rimuovere e recuperare i conci crollati, transennando la zona e mettendola in sicurezza, per consentire anche di “verificare lo stato di solidità degli ammorsamenti delle modanature di coronamento dei due livelli della Sala Laudamo” e provvedere ad interventi di restauro.
“Le cause di questo ed altri danni che riguardano le facciate laterali e posteriore del Teatro, con particolare attenzione al corpo della Sala Laudamo – sottolinea l’architetto – si devono unicamente ad una totale mancanza di manutenzione che si protrae da decenni. Periodicamente si hanno dei piccoli crolli che peraltro non portano ad interventi di restauro di alcun genere”.
A questo si aggiunga che “in termini più generali – scrive Lo Curzio – l’intero apparato in pietra dei paramenti e delle mostre del teatro e ella Sala Laudamo è in stato di crisi da molti anni come appare in particolare estremamente evidente dai danni e dai disallineamento delle colonne della facciata ovest della Sala Laudamo. In questi casi è più appropriato, piuttosto che di degradi, parlare di dissesto talmente gravi da mettere a rischio la sopravvivenza degli stessi elementi architettonici. Ai dissesti si aggiungono i degradi naturali dei materiali, si pensi alle alveolizzazioni o alle erosioni delle superfici, la rilevante sporcizia o “deposito superficiale”, gli escrementi dei volatili, il cattivo funzionamento dello smaltimento delle acque meteoriche e i singolari ed originali interventi umani, che in gergo definiamo elegantemente “alterazioni antropiche” che indicano una totale mancanza di attenzione per questo tipo di patrimonio che si è troppo a lungo protratta nel tempo”.