Non c’è trucco, non c’è inganno. L’Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale Papardo sarà trasferita da lunedì 11 agosto, con le sue risorse umane, al presidio Piemonte, nonostante la massiccia protesta di mamme (incinte e non), nonne, figlie e papà che si è svolta, questa mattina tra il Papardino e i locali del Pronto Soccorso generale. Oltre un centinaio di persone, sotto il nome di Comitato “Aurora – Diamo vita alla vita”, ha deciso di sfilare in corteo lungo il torrente che conduce al nosocomio, per poi chiedere spiegazioni all’Amministrazione sui motivi di questa scelta “disastrosa” per gli abitanti della zona nord. Ad incoraggiare la mobilitazione diversi rappresentanti della VI Circoscrizione, l’Associazione di volontariato “Progetto Sperone” e le consigliere comunali, Antonella Russo e Daniela Faranda.
“Questa parte di territorio non è di serie B –grida la portavoce del Comitato, Filippa Mancinone -. Resterebbe scoperta per tutti quei parti urgenti, prematuri e per tutti quegli incidenti che si possono verificare in stato di gravidanza. La nostra richiesta è forte e chiara: vogliamo che l’Azienda mantenga il Punto Nascita all’Ospedale Papardo. Se c’erano dubbi sulla funzionalità di questo reparto già da anni perché ricordarsene adesso? Non si può mettere a rischio un numeroso bacino d’utenza perché il personale non è sufficiente. Sono stati spesi molti soldi anche per questo ospedale, non solo per il Piemonte. Bisogna potenziare la struttura di nuovi medici e infermieri. Ecco la soluzione. Giù le mani da Ostetricia e Pediatria. I pazienti sono importanti quanto il personale”.
A concedere l’Aula magna per l’estemporanea assemblea è stata la direttrice sanitaria, Paolina Reitano che si è presentata con il sostegno del direttore amministrativo, Domenico Moncada e, in seconda battuta, con il direttore di presidio, Francesca Parrinello. A fare da contraltare allo stessa cattedra, l’infervorata Mancinone.
“E’ successa l’emergenza dell’organico – riferisce la Reitano – e dobbiamo dare attuazione e seguito al decreto che vuole l’accorpamento di quelle unità Materno-infantili per organizzare un unico Percorso Nascite funzionale. Intanto, per noi, c’è il rispetto delle condizioni di sicurezza per Ostetricia e Ginecologia. Considerando che a Papardo si realizzano meno di 500 parti l’anno (molto al di sotto del limite della normativa che è 1000), la direzione ha indicato nel Piemonte il presidio che, nell’ambito della salute per la mamma ed il bambino, conta maggiori spazi e servizi più adeguati, primo fra tutti l’Utin”.
L’Azienda imputa alla collettività lo sbaglio di volere necessariamente un ospedale sotto casa, a un tiro di schioppo, senza pensare veramente all’efficienza delle specialistiche e del metodo di cura.
Per il comparto occupazionale, in platea, i partecipanti scalpitano, tra ostetriche e personale paramedico. Ad intervenire è l’esponente Ncd del VI Quartiere, Giuseppe Nava, nonché infermiere in forza dello Iomi.
“E’ il popolo che decide quale assistenza sia più idonea per i singoli cittadini- afferma Nava -. Non si tratta di dover trovare le cure mediche vocino la propria abitazione ma quantomeno di non dover affrontare complicanze in macchina. Il Piemonte è privo di un Centro Trasfusionale e di un pronto soccorso completo. L’unica arma che il personale ha è quella di andare in malattia. Nel frattempo, i dipendenti vengono declassati. L’assessore Borsellino si è vantata di avere risparmiato 25 milioni di euro. Abbiamo saputo di un finanziamento ministeriale di 320 milioni di euro che dovevano essere investiti in sanità. Dove sono finiti? Lo contesteremo con tutte le nostre energie”.
Sotto il profilo organizzativo, la Parrinello, in quanto direttrice di presidio, si è sentita di placare la folla assicurando che “accorpare significa solo rimodulare le risorse umane in una struttura unica e agevolare le attività del personale che, in questo momento, non può avvalersi del turn over. Lavorare stanchi nel settore salute vuol dire nuocere al paziente. Né gli operatori né l’Amministrazione si possono permettere di sbagliare. Siamo ancora in grado di prevedere e analizzare l’errore che, anche se umano, deve essere scongiurato. Paghiamo lo scotto di una gestione non corretta. Nel 2005, sono state registrate diverse morti per i neonati a Barcellona, al Policlinico ecc. La malasanità non è legata alla mancanza di competenza ma di disfunzione. La Rete Ospedaliera è stata chiesta nel 2010 e ancora non c’è. La Corte dei Conti ha congelato le assunzioni. Intanto, il rischio è che una donna possa andare incontro a complicanze durante o dopo il parto e che, dal Papardino (al piano interrato), debba raggiungere il blocco chirurgico al 6° piano. Un’eternità in termini di intervento di cura”.
A margine della surriscaldata riunione, la dottoressa ha chiarito che non ci saranno grossi cambiamenti nella resa dei servizi (tranne il fatto che viene meno un reparto fondamentale in una zona con alta densità demografica e poi per quanto non si sa!). “L’Ostetricia del Piemonte avrà 14 posti letto – sintetizza – con 18 medici (9 provenienti dal Papardo). Le 7 ostetriche del Papardo si aggregheranno alle 6 del presidio del viale Europa quindi 11 più 2 giornaliere. L’attività ambulatoriale aumenterà quindi ci saranno per esempio due ambulatori anziché uno. Non ci saranno spostamenti di strumentazione tranne per un ecografo che qui non viene utilizzato. Stiamo costruendo l’iter di trasferimento giorno per giorno. Così, sarà più facile coordinare gli accertamenti in unico percorso dalla ecografia fisiologica al controllo di patologie acute”.
Detto così, sembrerebbe un futuro roseo per mamme e bebè se non fosse che nella conta dei letti la direttrice ha dimenticato i 7 posti del Papardo che erano stati già ridotti da quota 15. Inoltre, pare che già 4 specialisti del Piemonte siano in malattia. Un tentativo di boicottare l’accorpamento o solo casi di raffreddore estivo?